Il 27 novembre d'ora in poi sarà dedicato al santo protettore dei numeri uno, i portieri. Un ruolo delicatissimo, quello degli estremi difensori, chiamati in causa per pochi istanti decisivi, per frazioni di secondo nelle quali cadi o diventi leggenda.

La parabola del portierone ex Udinese lo ha visto arrivare a San Siro in un momento storico complicato per i colori nerazzurri. Finita l'era del Triplete e del dominio nazionale, ci si ritrova in Europa League, competizione decisamente meno entusiasmante della sorella maggiore Champions.

I temi urgenti non mancano. L'obiettivo resta quello di una crescita anche oltreconfine, attraverso prestazioni e soprattutto vittorie. Nella partita tra Inter e Dnipro il gigante sloveno ha capito tutto molto bene, ha salvato squadra e reputazione, ha ridato dignità a un gruppo con poche e fragili certezze.

Il destino interista vive di episodi che anticipano il futuro, immagini che vedono parate entusiasmanti, balzi, rigori parati. Con quello neutralizzato ieri sera a Konoplyanka, sono 6 i rigori consecutivi parati quest'anno. Straordinario. 

L'abilità di un portiere, si sa, non va misurata soltanto da questi numeri, ed è per questo che la parata successiva al rigore, cosi come altri interventi, rendono giustizia a un top player assoluto di questa Inter.

I rigori e le parate come dei miracoli, chiamatelo San Samir, al resto ci pensa lui. Tanto lavoro per meritarsi l'Inter, tanto studio per comprendere le abitudini degli avversari di turno. Adesso serve la squadra, a partire da una difesa che protegga meglio il proprio portiere, concentrazione, attenzione e lavoro. Le qualità di un gigante sloveno di nome Samir. San Samir.