Inter-Udinese è un calderone di ricordi, pieno fino all'orlo. È come un immenso "Amarcord", che richiama volti e ricordi, belli e meno belli, ad ogni modo, tutti rimasti nella mente di chi, il nero e l'azzurro del cielo, ce li ha nel cuore. C'è il volto di uno come Stankovic, che adesso fa il vice di un altro grande ex, sulla panchina friulana. Il drago, questo era il soprannome del guerriero Dejan, di uno che con il nerazzurro di Milano addosso, ha giocato 326 partite e vinto 14 trofei.
C'è Andrea Stramaccioni, che prima di accomodarsi dalle parti di Udine, a dirigere i lavori su quella panchina nerazzurra c'è finito quando aveva solo trentasei anni, tirando fuori il massimo dal minimo, condannato, quando avrebbe potuto essere assolto per insufficienza di prove, è sempre rimasto nel cuore dei tifosi della benamata. Ci sono il passato e il presente che si fondono; c'è Roberto Mancini e la sua prima Inter, quella degli scudetti e dei record, alla quale si sovrappone quella odierna, l'Inter-bis del marchigiano, che galleggia a metà classifica, e tra risultati opachi e conti asciutti pare più grigio-verde che nerazzurra.

Da qui riparte l'Inter, o meglio, da qui, proverà a partire, da San Siro per dare il via all'ultimo scatto prima del panettone, prima della pausa natalizia e del mercato breve, che già promette suggestioni e sogni proibiti. Da qui vuole ripartire il Mancio, dal bel gioco di Roma e dalla voglia di tornare grandi, espressa dallo jesino in questa, come in tutte le altre conferenze pre-Match: "con l'Udinese spero sia una bella partita. Dobbiamo ripartire dalle cose buone fatte a Roma, dove se non avessimo concesso il gol subito dopo il 2-2, avremmo anche potuto provare a vincere la partita. Dobbiamo eliminare gli errori, io sono qui per far tornare a vincere l'Inter, e le prossime tre partite, saranno molto importanti, perché se facciamo bene e raccogliamo punti, avremo un distacco minimo dalle terze, e potremo puntare a traguardi importanti".

Già, i traguardi importanti che i tifosi sognano eccome, perché a detta dello stesso Mancini quello nerazzurro è un pubblico abituato bene, un pubblico che vuole tornare a gioire dei fasti che si addicono ai propri colori, un pubblico che vede la propria Inter schierata in un 4-3-3, che, oltre il solito Handanovic tra i pali, propone Nagatomo e Dodò esterni di difesa, con al centro Ranocchia e Juan Jesus a completare il reparto arretrato.
Centrocampo muscolare, a tre, con Guarin, Medel e Kuzmanovic; in avanti, torna dal primo minuto Icardi, Palacio e Kovacic sono le ali, per far volare questa Inter.

L'Udinese risponde con 4-4-2 che vedrà Karmezis in porta; difesa con Widmer, Hertaux, Danilo e Piris; a centrocampo, andranno Badu, Allan, Guilherme e Kone; in avanti, totogol Di Natale e Thereau.

Tre partite, poi, la pausa, tre partite, poi il mercato e il giro di boa. 
Si parte domani, tra ricordi ed emozioni, tra suggestioni e speranze, adesso che vincere, è diventato più che mai urgente, necessario, perché se l'Inter è ancora un cantiere aperto, bisogna almeno tirar su i pilastri, che siano forti, abbastanza per reggere, questa pazza Inter.