"Mancata esultanza? L'ho decisa col mio procuratore". Parole forti, che celano un malumore diffuso e riconosciuto. Una dichiarazione d'intenti che giunge a smascherare quanto affermato da Ausilio nella giornata di ieri. Il problema è il contratto, punto. Vittoria, gol, pace con la curva, tutto porta a pensare a un momento positivo, di ritrovata serenità, tranne il benedetto contratto. L'accordo non soddisfa Mauro, l'Inter si vede alle corde, perché se è vero che la durata non preoccupa, l'attuale cifra non può essere associata a uno dei più forti attaccanti della Serie A.

Icardi guadagna 800.000 euro, sembra uno dei tanti, non il trascinatore, l'attaccante di riferimento, il simbolo, almeno offensivo, dell'Inter. Il silenzio è la via per avvisare chi di dovere, dopo l'ira mostrata alla curva, una reazione diversa, ugualmente importante. Icardi si aspetta un riconoscimento, per quanto mostrato. Poi a giugno si vedrà. Un contratto che sfiori o sfori i 3 milioni, un contratto da top player, come altri qui, in cui i diritti d'immagine svolgano parte rilevante. 

In estate l'addio è possibile, perché la Premier bussa e l'Inter non può controbattere uno strapotere economico che in Italia è pura chimera. Oggi Icardi vale tanto e nel corso dei mesi la quotazione è destinata a lievitare, perché il ragazzo ha il fiuto del gol, come pochi. Minaccia i più forti cannonieri del vecchio continente e Mourinho, con in coda gli altri top manager, prende appunti. 

Prolungare, per chiudere la porta alla paura e tranquillizzare il giocatore, per poi trattare. Tanti gli input lanciati da Icardi, qualche incontro già avvenuto, ma solo approcci, in attesa dello scatto, a marzo e aprile. Per ora Icardi non esulta.