"Chi prende l'Inter?" era la domanda che Luciano Ligabue si faceva in "Hai un momento, Dio?", uno dei suoi tanti grandi successi. Correva l'anno 1995, e l'allora Presidente Pellegrini cercava acquirenti per la sua società. Di lì a poco, il Liga e tutti gli altri interisti ebbero la risposta definitiva: Massimo Moratti, figlio del grande Angelo, l'ultimo in grado di portare l'Inter -anzi, la Grande Inter- sul tetto del Mondo.

Il nuovo Presidente, però, capisce ben presto che la strada non sarà affatto semplice: i primi anni sono complicati, tanti allenatori e poche soddisfazioni; nell'estate del 1997, tuttavia, sbarca a Milano il più grande giocatore del pianeta, Luis Nazario da Lima Ronaldo. La stagione è decisamente da protagonisti, con una Coppa Uefa vinta a Parigi per 3-0 ai danni della Lazio e un campionato vissuto punto a punto con la Juventus e culminato nel surreale pomeriggio del Delle Alpi, con protagonisti Ronaldo, Iuliano e l'arbitro Ceccarini. La rabbia e la frustrazione per un campionato perso in quel modo sono enormi, e gli effetti sono evidenti nella stagione seguente, forse la peggiore sotto la presidenza di Moratti: quattro allenatori e solo l'ottavo posto in campionato. Dopo l'estate, allora, viene chiamato in panchina Marcello Lippi e con lui il colpo del calciomercato estivo è Christian Vieri, pagato alla Lazio di Cragnotti la cifra record di 90 miliardi di lire. Sono stagioni non troppo entusiasmanti, gli esosi investimenti sul mercato non producono i risultati sperati, e lo stesso Marcello Lippi fatica a trovare la quadratura del cerchio. Dopo Reggina-Inter 2-1 del 2 ottobre 2000, il tecnico viareggino sbotta in conferenza stampa: "Se fossi il Presidente manderei via subito l'allenatore, poi chiamerei i giocatori e li attaccherei tutti al muro e gli darei dei calci in c**o a tutti". Detto, fatto. Puntuale arriva il ben servito ad un allenatore mai entrato nel cuore dei tifosi, soprattutto a causa dei suoi trascorsi bianconeri.

La stagione della riscossa sembra essere quella targata 2001-2002, con Hector Cuper in panchina e una squadra che da subito domina il campionato, grazie anche al rientro di Ronaldo dopo l'infortunio al crociato. All'Olimpico di Roma, il 5 maggio, tutto è pronto per la vittoria finale, ma il 4-2 della Lazio dà vita al più grande dramma sportivo della storia nerazzurra: il terzo posto in campionato e le lacrime di Ronaldo, che di lì a pochi mesi andrà al Real Madrid, sono la più evidente manifestazione dell'incubo vissuto dal popolo interista.

Per tornare a gioire Massimo Moratti deve aspettare la stagione 2004-2005, con l'approdo in panchina di Roberto Mancini: nei 4 anni di gestione del tecnico jesino arrivano tre campionati (i primi per il Presidente), due Coppe Italia e due Supercoppe italiane, grazie anche al contributo di Zlatan Ibrahimovic, soffiato in extremis al Milan dopo Calciopoli
Già, Calciopoli, e quella retrocessione in B della Juventus che per lo stesso Moratti ha sempre rappresentato la fine di un periodo di dominio irregolare e il riconoscimento dell'onestà della sua società, della sua persona e del suo grande amico, il rimpianto Giacinto Facchetti.
Ma le più grandi soddisfazioni si avranno con Josè Mourinho in panchina e con la straordinaria stagione 2010-2011, quella del Triplete, quella della leggenda, nella quale Moratti potrà finalmente alzare la Champions League, oltre quarant'anni dopo il trionfo del papà Angelo.
Gli anni seguenti, ancora freschi nelle memorie dei tifosi nerazzurri, vedono un progressivo distacco del Presidente dalle vicende di casa Inter, con la conseguente cessione a Thohir concretizzata nel 2014.

18 anni, 19 allenatori, 16 trofei e 1.3 miliardi di euro spesi per la Beneamata: numeri che però non rendono giustizia dell'amore e della passione che hanno sempre guidato Moratti nella sua gestione. Speciali, poi, i rapporti con alcuni giocatori, su tutti Recoba e Zanetti, ma anche Ronaldo, a cui però il Presidente mai ha perdonato il tradimento dopo il 5 maggio.
Ora, che le strade tra Moratti e l'Inter sembrano essersi divise, può risultare curioso cercare di individuare i top 11 della sua gestione, ed inevitabilmente non si può non tenere in considerazione gli eroi del Triplete, proprio quelli che il Patron, ad impresa compiuta, non ha avuto il coraggio di vendere a fior di milioni per sistemare i bilanci societari e per aprire un nuovo ciclo, che forse avrebbe reso più semplici gli ultimi anni della storia nerazzurra.

4-3-3: Julio Cesar; Zanetti, Samuel, Lucio, Maicon; Cambiasso, Veron, Stankovic; Ronaldo, Vieri, Milito (A disposizione: Toldo, Materazzi, Cordoba, Roberto Carlos, Maxwell, Thiago Motta, Djorkaeff, Eto'o, Baggio, Ibrahimovic). Allenatore: Mourinho.