Quando Mauro Icardi traccia la profondità, riceve palla, rientra, eludendo Avelar e mette a giro all'incrocio, per il Cagliari è notte fonda e l'Inter può tornare a sorridere. Mancini accoglie la giocata come una sorta di liberazione, un profondo respiro coglie i nerazzurri, dopo un quarto d'ora di assoluto black-out. Ci pensa Mauro, criticato, osannato, terribilmente concreto. A Cagliari è la sua notte, per tanti motivi. Corre, lotta, appoggia, si mette al servizio dei compagni, per la prima volta non è solo un attaccante, un bomber. Prima di lui Kovacic, sì perché Mancini, in barba ai critici, rilancia di colpo Mateo, fuori Shaqiri il più in forma. Kovacic si muove molto, chiede palla, arretra e imposta, trequartista atipico. La fiammata a inizio ripresa, il piattone che apre la scatola. 

0-2, tutti sotto la doccia. No, è l'Inter. Juan Jesus si addormenta, Longo è indemoniato, destro secco, palo e schiena di Carrizo, il finale diventa confusione e paura. Dentro Dodò, difesa a cinque, Hernanes per il palleggio, l'Inter in trincea, ma Mazzoleni fischia e i tre punti sono realtà. Domenica la Fiorentina, per uno scontro che assume i contorni di uno spareggio europeo. 

Nella sera in cui Mancini affronta l'amico Zola, l'Inter veste i panni del recente periodo. Il primo tempo è di assoluto controllo, il Cagliari è tutto in una creazione sulla linea di fondo di M'Poku, uno dei migliori tra i sardi. Mentre a Brkic toccano gli straordinari. Podolski si presenta tre volte, ma la porta è un tabù, di piede non calcia, di testa non trova lo specchio. Mancini, nella ripresa, si interroga "Perché non calcia?". Su Brozovic è invece grande l'ex portiere dell'Udinese. 

Il gol nei primi minuti della seconda frazione sembra l'abbrivio per la fuga, invece esalta il Cagliari e addormenta l'Inter, scorie di personalità latente. Indietreggia l'Inter e commette una serie incredibile di errori in fase di impostazione, Carrizo si trova al cospetto di Cossu, M'Poku e Longo in rapida successione. Scarsa precisione, pressione, momento, il Cagliari non concretizza, l'Inter ansimante respira e non paga dazio. Vidic - una sola svista in occasione del tocco che favorisce Cossu - è un gigante, per letture, anticipi, leadership - Mancini prende appunti, Ranocchia osserva dalla panchina, Juan e Campagnaro così così, a fasi alterne.

Poi il citato gol di Icardi, letale. Lui non sbaglia, il Cagliari sì. Solo la ferocia di un ex con qualcosa da dimostrare riaccende le polveri del match, regalando qualche brivido ulteriore. Vince l'Inter, tre vittorie in serie, un refolo di passato glorioso. Resta da lavorare, non poco, ma la via è senza dubbio quella giusta, la via del gioco.