Protagonista al tavolo delle trattative, uomo di riferimento nelle calde giornate di mercato, Piero Ausilio, dopo l'addio di Marco Branca, è il punto fermo attorno a cui ruotano le operazioni dell'Inter. In accordo con la società, il giovane direttore sportivo sviscera profili e identikit a misura di Inter, sviluppando la linea tracciata da Thohir e Mancini. Giovani e di talento, giocatori come Shaqiri e Brozovic. Serve pazienza, perché in un periodo di ricostruzione esistono fermate improvvise, voli pindarici intervallati da brusche cadute, in quest'ottica rientra la sconfitta interna con la Fiorentina, squadra rodata e assestata. 

"Noi stiamo lavorando duramente per far sì che sia il più breve tempo possibile. Sappiamo che non è facile ma ce la stiamo mettendo tutta. Dobbiamo costruire con intelligenza e serietà, mi auguro che con l'aiuto di tutta l'Inter, dal mister ai tifosi, questo possa avvenire nel più breve tempo possibile. Abbiamo intrapreso una strada che è la più difficile ma anche la più afafscinante. Ripartire con Mancini e le sue idee di calcio offensivo, però serve tempo. Ieri abbiamo affrontato una squadra che è più avanti di noi. La nostra logica ora è fare investimenti su guocatori pronti e migliorabili. Abbiamo scelto giocatori del '92, del '93 e del '94. Brozovic, Kovacic e Shaqiri hanno esperienza ma sono giovani. Insieme potremo crescere".

Compito arduo quello di Ausilio, perché la bacchetta della Uefa è pronta a rimproverare l'Inter, si lotta con i paletti del fair play finanziario, puntando a colpi intelligenti, in grado di non affossare il bilancio. In quest'ottica non è da escludere una cessione eccellente in estate, denaro fresco per completare la copertura dei "nervi" scoperti della rosa "Dal mio punto di vista le cose vanno sempre decise insieme. Il direttore sportivo è un servizio di presidente e allenatore. Dobbiamo cercare di capire le esigenze della società, abbiamo anche dei paletti imposti dalla UEFA. Allo stesso tempo abbiamo le esigenze dell'allenatore. Dobbiamo cercare di operare attenendoci a queste due linee. Sentenza della UEFA? Non lo so. Ci sono manager del club che sono in stretto in contatto con gli uomini della UEFA. Io appartengo all'area tecnica, ma sono fiducioso. A gennaio abbiamo operato bene prendendo giocatori in prestito e con riscatto, stiamo diventando esperti anche di finanza. Nonostante le difficoltà sono arrivati giocatori giovani come Brozovic, Shaqiri e Santon che era cresciuto nel nostro settore giovanile ed è tornato più maturo. Sono soddisfatto"

"Noi vorremmo tenere i migliori, perché è iniziato un progetto. Dobbiamo avere rispetto di quelle che sono le situazioni che arriveranno, ma non vuol dire sacrificare il miglior giocatore della squadra. A gennaio abbiamo inserito buoni giocatori, la squadra è già competitiva, con l'ulteriore arrivo di altri giocatori l'Inter tornerà ai livelli che le competono. Handanovic, Guarin e Icardi? La volontà è tenerli tutti e tre. Sono dei punti fermi di questa Inter e noi vogliamo che lo saranno anche delle prossime".

Ausilio è il collante tra due epoche, quella sentimentale di Moratti e quella al passo coi tempi di Thohir "Le differenze ci sono. Parliamo di uomini che vengono da culture diverse e nel calcio hanno fatto esperienze diverse. Il Dottor Moratti è cresciuto a pane e Inter e con questi colori nel cuore. Ha costruito come il padre un'Inter vincente. Thohir è un uomo di business ma molto appassionato dell'Inter, la segue anche di notte, si informa di tutto, magari usa un po' di più la tecnologia, mentre Moratti era una presenza più costante. Ma l'amore di Thohir per l'Inter si avvicina a quello di Moratti. L'idea di Thohir sul Parma? Voleva conoscere la situazione che ha portato a questo punto una squadra di Serie A, che è un campionato che deve essere venduto all'estero. Parma è un caso che nasconde imbarazzi e che non aiuta nessuno, se ne deve occupare la Lega di Serie A. Ma non riguarda solo il Parma perché a lungo termine è un problema che riguarda tutto il mondo del calcio".

Infine, chiusa la "polemica" sulla mancata assistenza di Palacio a Icardi durante il match con la viola "La generosità è una sua qualità, ma in quel caso non ha avuto la lucidità di vedere Icardi. Quando parliamo di errore tecnico deve essere già dimenticato. L'addio di Osvaldo? Se il suo fosse stato errore tecnico sarebbe finito anche quello sul campo".