Nel bene e nel male, Rodrigo Palacio e l'Inter, prima con Mazzarri ora con Mancini. Giocatore chiave Palacio, qual che sia il modulo, il 3-5-2 di inizio stagione, il 4-3-1-2 attuale. L'argentino garantisce corsa, qualità, sacrificio, supporto alla mediana e presenza in zona gol, i movimenti di Palacio restano un unicum nell'undici nerazzurro, ecco perché conviene giocarsi la carta Palacio anche quando le condizioni del momento porterebbero ad altre scelte. 

L'intelligenza del giocatore risiede nella capacità di gestirsi, di sopportare il dolore. Palacio accetta le critiche, scende in campo con una caviglia malconcia e, non potendo garantire il normale lavoro da centravanti, si mette al servizio degli altri, con umiltà. Quando lo stato di forma migliora, di colpo si spezza l'incantesimo, e Palacio torna Palacio. Dalla sedicesima giornata ad oggi, cinque reti in A, due nelle ultime tre uscite, quattro centri in Europa League, tra Celtic e Wolfsburg. 

In un'Inter in cerca di identità, importante individuare calciatori capaci di assumersi responsabilità e oneri. La stagione è compromessa e la classifica non sorride, ma le dieci giornate che separano dal finale di stagione sono comunque importanti e Palacio mantiene viva una speranza, quella di raggiungere le posizioni utili per la prossima Europa "Se facciamo una buona rimonta ci possiamo arrivare. Stiamo lavorando tanto per portare l'Inter dove merita".

"Prima giocavo per la squadra pur sapendo di non stare bene, ma ora sto bene e voglio giocare per fare sempre meglio. Voglio stare bene, so che se sto bene posso fare gol".

Non manca un elogio a Shaqiri "è un giocatore molto forte che ha giocato con il Bayern e può fare la differenza", la chiusura sul miglior momento in maglia nerazzurra, un colpo da derby, il tacco che schiude il paradiso all'Inter e manda all'Inferno il diavolo. Il riferimento, ovvio, è alla stracittadina decisa proprio dalla giocata di Palacio, lo scorso anno. 

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Johnathan Scaffardi
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