L'ora di Podolski

Dalla grande accoglienza a Malpensa alla paura del flop: Inter-Parma è l'occasione di Podolski.

L'ora di Podolski
L'ora di Poldi
SebCutrona
Di Sebastiano Cutrona

8 gennaio 2015, ore 22 circa, Terminal 1 dell'aeroporto di Malpensa: a Milano sbarca un campione del mondo, si chiama Lukas Podolski, viene da un periodo cupo all'Arsenal, ma porta con sè un bagaglio da 49 gol con la National Mannschaft e l'esperienza giusta per caricarsi l'Inter sulle spalle in uno dei momenti più difficili della sua storia recente. Podolski è reduce da un periodo di anonimato, ma non è un bollito, è ancora nel giro della Nazionale campione del mondo, dove è stimato e tenuto in forte considerazione dal ct Loew, e ha ancora 29 anni, l'età in cui solitamente un attaccante è nel pieno del suo fulgore. I tifosi interisti lo sanno, e hanno un'ottima memoria in fatto di tedeschi sbarcati sulla sponda nerazzurra del Naviglio, e lo accolgono con un calore che sorprende il giocatore di origine polacca. L'impatto di Podolski è abbagliante: esordisce allo Juventus Stadium, gioca una mezzora scarsa e cambia faccia alla partita, con il quasi-assist per il quasi gol del vantaggio di Icardi, che avrebbe permesso di sbancare per la terza volta in due anni la tana del nemico. Poi il debutto casalingo contro il Genoa, e un'altra prestazione di spessore, sul fronte sinistro del nuovo 4-2-3-1 manciniano, e la sensazione diffusa di avere finalmente in rosa un giocatore vero, di quelli che sanno come si rende una squadra vincente. Ma è proprio in questo momento che Lukas sembra entrare nel limbo, con una serie di prestazioni che mettono in mostra tanta volontà e tanta applicazione a supporto della squadra, ma anche un'incisività scarsa che sorprende in negativo, che ha nello zero alla voce "gol" la sua manifestazione più lampante. Anche sfortuna per Printz Poldi, vedi la buona gara con il Cesena, non coronata per colpa di un maledettissimo palo su un gran sinistro da fuori. 

Eppure Poldi c'è, a Milano si è ambientato benissimo, e dalle foto e dai racconti che fa filtrare dai social network, sembra all'Inter da anni, sembra amare la città e sembra viverci quasi come un milanese qualsiasi. In Nazionale continua a far gol, segno che così arrugginito forse non è. E sembra avere una condizione atletica non così scadente come, ad esempio, faceva pensare la prestazione di Genova. Nessuno scommetterebbe un euro sul fatto che l'Inter possa riscattarlo a giugno, ma Podolski potrebbe essere un'opzione valida in un attacco che potrebbe ritrovarsi con i soli Palacio e Icardi e con la necessità di inserire 2-3 tasselli. Il tedesco è duttile, ha qualità ed è esperto il giusto, e potrebbe integrarsi in tutte le varianti tattiche considerate dal Mancio. Tifare per una sua rinascita è cosa buona e giusta, sia per l'immediato che per il futuro. 

Probabilmente il bomber di Colonia sta soffrendo il passaggio in un campionato che poco ne esalta il bagaglio tecnico fatto di accellerazioni e potenza, oppure sta faticando ad inserirsi in un contesto che deve ancora trovare una quadratura tattica, ma non si segnano 49 gol in Nazionale per caso, e se sei un Campione del Mondo e nel 2006 ti hanno premiato come miglior giovane del mondiale vuol dire che sai il fatto tuo, e che hai la personalità e le qualità per andare oltre questo tipo di difficoltà, e per mantenere le aspettative di quella notte alla Malpensa, a partire da Inter-Parma, il match senza Icardi, il match giusto per Printz Poldi.