Quando Icardi al minuto 88 controlla palla all'interno dell'area e fulmina col destro De Sanctis, Mancini ha un'istintiva reazione. L'Inter batte la Roma, ma soprattutto sconfigge demoni presenti a San Siro da troppo tempo. Sulla panchina, in rigoroso abito, ben pettinato, elegante, Mancini. Qualche polemica a distanza con il direttore di gara, indicazioni continue, mosse a sorpresa sulla scacchiera della partita. Vince Mancini, anzi LA vince Mancini, perché ha il coraggio di osare, al via e a partita in corso.

Gnoukouri è una scommessa sua e dello Staff, alla seconda da titolare, da mezzala e da centrale a protezione della retroguardia. Mancini vara tre sostituzioni, l'ultima intacca la zona del giovanissimo mediano, quando la luce fisica è ormai prossima allo spegnimento e serve all'incontro una scossa.

Podoslki e Shaqiri. Il maggior investimento invernale, Xherdan Shaqiri, siede in panchina per la terza gara di fila, Mancini punta dritto alla meta, gioca chi è più in forma e Hernanes risponde alle domande della vigilia con un sinistro meraviglioso. Shaqiri è carta a partita in corso, utile per fermare il buon momento della Roma varando un'Inter diversa, con tre uomini alle spalle del riferimento centrale. Podolski è invece pronto per il ritorno in Premier, ma è calciatore vero. Entra, in punta di piedi, e imbecca in verticale Icardi, il decollo dell'Inter nasce da lì. Le sue difficoltà emergono quando goffamente spreca il contropiede del 3-1, ma la partita è già in ghiaccio e la sua impronta è netta.    

L'azzardo - Per vincere bisogna mettere sul piatto qualcosa, esporsi al rischio. Quando mancano pochi minuti al termine, Mancini lancia Podolski e richiama Gnoukouri. L'Inter si riversa in avanti e vince, con merito. Il segnale dettato dal tecnico è chiaro, in campo, in casa, si va per l'intera posta. Il pubblico apprezza e applaude, Mancini è un'idea, un progetto, è il prescelto per coltivare ambizioni di rilancio, perché ha carattere e non si piega agli eventi. L'Inter è un cantiere aperto, ma in costante crescita, per risultati e propositi. Prima dei tre punti, gioco e spinta, la convinzione di fare la partita, con errori, normale, e buone cose.

Vidic, un totem - La difesa è il nuovo fiore all'occhiello e anche qui c'è un lavoro continuo di sistemazione. Le difficoltà di concentrazione e lettura di Juan portano allo spostamento a sinistra del brasiliano. Fisicamente dirompente, Juan controlla e recupera in fascia, mentre al centro Vidic, a posto fisicamente, è il giusto direttore d'orchestra, il vecchio signore che guida i movimenti dei compagni di reparto. L'Inter soffre e concede meno, da lì, da dietro, riparte.

Ora l'Europa non è così lontana, ma la classifica è in continua evoluzione, all'interno della Pinetina probabile sia stilata una tabella, Mancini ha qualcosa da dimostrare, i giocatori devono guadagnarsi ribalta e conferma, sette punti in tre partite, qualche rammarico per i due lasciati nel derby, il finale è una lunga volata, l'Inter non disdegna l'attacco.