L'Inter e la Vittoria hanno sempre avuto un rapporto particolare. Cinque anni fa, il club guidato allora dal presidente Massimo Moratti, ha conosciuto il suo momento più alto e intenso. La vittoria in finale di Champions League contro il Bayern Monaco di Louis Van Gaal per 2 - 0, la doppietta di Milito, le lacrime di Mourinho e Zanetti. A volte basta rivivere un ricordo per conoscere il proprio presente e sperare in un futuro di nuova gloria.

22 maggio 2010, stadio Santiago Bernabeu. Aprono presto i cancelli, col sole che riscalda un tifo già caldo, pronto a vivere un'esperienza unica. La finale di Champions League 2009/10 si gioca forse nello stadio più iconico, più aristocratico in termini di qualità in campo: lo stadio appartenente alla squadra che più di tutte ha alzato la coppa dalle grandi orecchie. Inter e Bayern provano, per una notte, a mettere in dubbio la forza del Real Madrid 9 volte campione.

La Champions League diventa gradualmente realtà per i nerazzurri, con Mourinho che la definisce "sogno e non ossessione". Il trofeo manca nella bacheca interista da 45 anni, mica poco. La cavalcata europea ha visto una corazzata capace di eliminare Barcellona e Chelsea, arrivando all'atto finale contro il Bayern Monaco. I bavaresi arrivano a Madrid dopo aver eliminato il Manchester United grazie a una prodezza premonitrice, che fa pensare a un'annata benedetta dalla Fortuna.

Sensazioni contrastanti caratterizzano una finale. La consapevolezza che manca davvero poco alla meta viene messa in dubbio dalla paura di fallire, la tensione cresce fino a una apnea della durata di 90 minuti. L'Inter sceglie di lasciare il pallino del gioco in mano ai bavaresi, con Robben che scalda i guantoni a Julio Cesar. I nerazzurri, vecchie volpi, colpiscono nella maniera più essenziale e concreta possibile. Sneijder per Milito: 1 a 0. La tensione resta alta.

La verticalizzazione come una scelta di vita, il sacrificio e il talento dei migliori interpreti come strumenti per la vittoria. Il successo vive di momenti ed episodi che preannunciano il tuo destino: o sei dentro o sei fuori. La saga del Triplete nasce e si sviluppa grazie al Fato, compagno fedele dei nerazzurri, guidati da un condottiero che ha già conosciuto gli dei del calcio senza abbassare la testa.

Il risultato è un trionfo, con Diego Milito che fa ballare la difesa del Bayern sempre con la stessa indecifrabile finta, aspetta un attimo e colpisce. È 2 - 0, la panchina esplode di gioia con Materazzi sempre pronto quando c'è da fare festa, un intero popolo piange e si emoziona. È un momento unico, irripetibile, mai provato e che quindi non assomiglia a nessun altro giorno di festa. L'Inter è campione d'Europa, contro tutto e tutti, contro se stessa, ha battuto la paura e l'inadeguatezza, ha vinto con carattere e orgoglio. Ha raggiunto un obiettivo inseguito per anni, riuscito solo alla grande Inter degli anni 60.

Il 22 maggio entra nella storia interista e lì ci resta. Come una pagina di un romanzo. Calcio, sport, amore e passione. Un protagonista, José Mourinho, un personaggio a cui dedicare l'opera, Massimo Moratti, una cornice, l'Europa, che torna per una notte italiana. L'Inter e la Vittoria hanno un rapporto speciale, nessun altra squadra ha sofferto e poi vinto con la stessa passione. Da storia a leggenda in una notte. Cinque anni dopo l'Inter lavora per riscrivere la sua pagina perfetta.

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