Essere Kovacic nell'Inter di oggi. Non è cosa facile. Mancini striglia Mateo, lo richiama, spesso, in partita come in allenamento. L'obiettivo è sgrezzare il diamante, perché il Mancio vede in Kovacic i tratti distintivi del fuoriclasse. Manca un pizzico di cattiveria, di personalità, la capacità di non cedere alle difficoltà dell'ambiente. Non di rado, Kovacic si interroga sul perché tocchi sempre a lui il bastone del tecnico. E anche questo, nella testa del Mancio, è un limite.

Resta da poi da risolvere un rebus tattico, Kovacic ha qualità da esporre in diverse zone di campo, ma c'è solo un ruolo dove può risultare decisivo. Sulla trequarti, come dimostrato sul finire di stagione. Il croato è giocatore da ultimo passaggio, vede spazi con tempi anticipati rispetto ai presenti in campo. Non può essere, Kovacic, un regista, al massimo una mezzala, con però un alto dispendio energetico a limitarne l'incedere.

Si riparte quindi in primis dal modulo, 4-2-3-1 o 4-3-1-2, poi dagli interpreti, perché sulla trequarti Mancini "ama" Hernanes e vede Kovacic anche un passo indietro. Può con queste credenziali sbocciare un talento fin qui altalenante? O è possibile un sacrificio per salvaguardare i rinnovi di Icardi e Handanovic (?) così da non condizionare il mercato in entrata?

Dal ritiro della Nazionale, Kovacic chiude all'addio, dal momento dell'approdo in nerazzurro, dopo la parentesi di casa alla Dinamo Zagabria, si è detto sempre felice, convinto della maglia.

"Del mio futuro chiedete al club. La finestra estiva non è ancora aperta, io sono felice in nerazzurro. Mancini non mi ha detto nulla, tornerò sll'Inter per svolgere il ritiro estivo come da programmi. La gente pensa che io dovrei andar via? Per ora sono un giocatore dell'Inter, vedremo cosa acadrà in futuro". (fonte Goal)

L'impressione è che una squadra in ricostruzione, come l'Inter, non possa prescindere da un progetto di campione, dotato di una tecnica e di una visione con pochi eguali nel panorama europeo.