Mauro Icardi è il simbolo della nuova Inter.

Mancini sceglie Mauro per costruire la sua prima vera Inter, dopo il ritorno dello scorso anno. Rinnovo, adeguamento e investitura. Icardi sceglie il nero e l'azzurro per confermare quanto di buono fatto nei mesi precedenti, crescere ancora e spingersi in Europa, per giocare su palcoscenici più importanti. 

A Inter Channel, al termine dei primi giorni di ritiro, Icardi analizza l'operato della società sul mercato. Arrivi importanti - Kondogbia, Murillo, Montoya, Miranda - che testimoniano la volontà del club: presentarsi competitivi fin da subito.

"La società ha fatto quello che mi aspettavo alla fine dell'anno. Vuole fare una rosa competitiva, questo mercato l'ha dimostrato, hanno già portato un po' di giocatori importanti".

Dal titolo di capocannoniere alle aspettative per la prossima stagione. 

"L'anno scorso, da quando gioco a calcio, è stato quello più importante perché sono stato qua dove ho deciso di fare la mia carriera. È stata una mia scelta quella di passare dalla Sampdoria all'Inter, sono diventato capocannoniere, cosa che mi ha dato grandi emozioni, bellissime. Ora manca giocare per qualcosa di più importante, per vincere il campionato, per giocare in Europa. Lì si concluderà un qualcosa che io ho deciso di fare qua, sono venuto per questo. E poco a poco lo stiamo facendo".

Da Mazzarri a Mancini, un Icardi diverso. Con Mazzarri, Icardi gioca da nove vero, a centro-area, senza compiti di copertura o supporto alla squadra. Icardi è attaccante nel senso più antico del termine. Con l'avvento di Mancini le cose cambiano, tanto che tra i due scoppia anche qualche battibecco. Mancini chiede ad Icardi maggior movimento, l'argentino esce dall'area, arretra e gioca con i compagni. L'Inter ne trae beneficio e la manovra si sviluppa più rapidamente, cresce l'imprevedibilità, cresce la pericolosità. Da uomo gol a uomo assist, senza dimenticare l'istinto da attaccante di razza. 

"Ho cambiato il mio modo di giocare con Mancini, ho fatto quello che voleva. Con Mazzarri giocavo in modo diverso, dentro l'area, Mancini mi ha chiesto di uscire dall'area, di fare qualcosa di diverso, di giocare per i compagni. Penso che gli sia piaciuta questa cosa. Non contano solo i miei gol ma anche il mio contributo per gli altri è una cosa che fa la squadra grande. Ci aiuterà a diventare una grandissima squadra. Sono un po' egoista dentro l'area, vicino alla porta, però poi quando c'è da giocare e c'è un compagno da solo gliela do volentieri la palla: si è visto contro la Lazio con Palacio. Se si vince con un mio assist mi piace, giustamente mi piace di più fare gol. In allenamento spesso non gioco neanche attaccante, mi piace fare questa cosa. Poi dentro l'area va bene anche segnare come contro la Juve".