Correre a perdifiato può comportare qualche rischio, occorre talvolta fermarsi e riflettere, con calma. L'Inter vive, sul mercato, una fase d'attesa. Mancini chiede un ultimo sforzo per completare un undici in grado di lottare da subito per l'Europa: un centrocampista di personalità, un uomo in grado di alzare la voce tra le quattro mura della Pinetina, Felipe Melo, un esterno sinistro di prima fascia - Clichy e Criscito le ultime idee, al momento fuori portata - un esterno offensivo che si affianchi a Jovetic, alle spalle di Icardi, e qui il nome è da tempo noto, Ivan Perisic.

Le trattative sono sul tavolo da tempo, ma ai colloqui approfonditi al momento non seguono segnali di chiusura. L'Inter non può arricchire una rosa esosa, deve prima sfoltire, "allontanando" giocatori che non rientrano nei piani tecnici. Qui viene il difficile, perché il mercato non offre appigli a cui aggrapparsi. Le offerte scarseggiano e si assiste di frequente a un tira e molla senza esito. Shaqiri è nel mirino dello Schalke, ma la proposta dei tedeschi non soddisfa. Senza la partenza dello svizzero, Perisic non può vestire il nerazzurro.

Al caso più eclatante, per importanza dei giocatori in campo e per cifre in ballo, seguono altre operazioni di minor valore, ma comunque decisive. Santon è oggi più vicino all'Inter, dopo il "no" al Watford, a rischio è ora D'Ambrosio. L'ex granata piace all'estero, ma soprattutto in Italia, con Napoli e Roma in pole. Niente Galatasaray e partenza alle porte. L'Inter punta a monetizzare, 8 milioni la cifra richiesta. Il via vai sul fronte esterni non si ferma qui, perché anche Nagatomo è a un passo dall'addio. Il nipponico può rientrare nella trattativa Felipe Melo.

Il comparto difensivo segna il maggior numero di esuberi. Con gli arrivi di Murillo e Miranda, spazio anche alle partenze nella zona centrale. Andreolli ha estimatori un pò ovunque, Vidic risente di alcune noie fisiche e ha un ingaggio pesante. Porte aperte anche per il serbo.

L'impressione è che la società sia pronta a varare una linea dura. Le scelte di Mancini confermano la volontà di accelerare il processo d'uscita, mettendo da parte diversi effettivi non considerati indispensabili. Le lancette scorrono, i primi esami si avvicinano.