Confusione Inter

Mancini apre la porta, P.Sousa ringrazia e la Fiorentina vola. L'Inter incassa la prima spallata stagionale, sconfitta che fa riflettere.

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Di Johnathan Scaffardi

Muro di cartone. La Fiorentina frantuma le certezze dell'Inter e firma, a San Siro, il colpo più importante della sesta tornata. Cade la formazione di casa, in pochi minuti. Due giri di lancette per intuire l'andamento lento di serata. Handanovic cincischia, sbaglia e si offre al furbo Kalinic. Parte da qui - con Jovetic già fuori per noie muscolari - la notte terribile di Mancini.

La sensazione di compattezza diffusa nelle cinque apparizioni precedenti si scioglie al cospetto del gioco efficace e intuitivo di P.Sousa. Palla in verticale, palleggio educato, attenzione. L'Inter si contrae e si abbatte, in parte per demeriti propri. Alla conferma degli uomini - Palacio per Jojo, l'unico avvicendamento - segue una mutazione di ruoli. Mancini inventa una disposizione che esalta la Fiorentina e inibisce l'Inter. Perisic, costretto sull'esterno in uno schieramento a 5 di mezzo, perde energie e bussola, come Santon, invischiato in una sporadica difesa a tre. Quando le carte tornano in caselle più abituali, il tramonto è da tempo sulla partita.

Miranda spende il gettone e si fa cacciare per salvare la baracca. Con la Samp, domenica, out il brasiliano. Serataccia, di singoli e d'insieme. La sensazione di stanchezza si diffonde sul prato, l'Inter insegue i movimenti senza palla dell'undici viola, insegue, ma non arriva mai. La barca, in balia delle onde, va a fondo, in 30 minuti. Poi è accademia, con Ranocchia nella mischia per limitare la figuraccia.

Mancini non rinnega le scelte, evidentemente errate. Nessun ricambio, una rivoluzione poco gradita agli interpreti, la scelta di rovesciare un mondo fino a quel momento perfetto. In una partita in cui gli altri giocano alla perfezione e tu zoppichi, l'evidente difficoltà di manovra prende ancor più piede. L'Inter non ha un'identità di gioco definita, in sostanza si affida a una prepotente forza fisica e ai colpi di giocatori di classe. Se vien meno però l'architettura che porta alla fase offensiva, il giocattolo si rompe e le alternative mancano.

Uno schiaffo utile, per ripensare ad errori e frettolose valutazioni. Bisogna crescere celermente, mentre la classifica ancor sorride. Molti - vedi Guarin, sonoramente fischiato - hanno bisogno di uno stacco - fisico e mentale - altri devono trovare collocazione adeguata. Mancini deve spingere sulla qualità, d'insieme.

A Marassi, con Jovetic in forte dubbio, un test di personalità. Una settimana per ricostruire un palazzo di pensieri e interrogativi, per cementare pareti improvvisamente fragili.