Un anno, 365 giorni: "Mancio is back" così titolava la Gazzetta dello Sport il giorno dopo il clamoroso ritorno di Roberto Mancini alla guida dell'Inter. Esonerato Mazzarri, che mai aveva legato fino in fondo con il popolo neroazzurro, Thohir con il benestare del ex-presidente Moratti ha affondato il colpo: contratto per 2 stagioni e mezzo, con un ingaggio da 2,7 milioni per la prima parte di stagione, 4 milioni netti (più bonus) per le altre due stagioni. Tifosi esaltati ed il Mancio l'allenatore più pagato della Serie A. Prorio lui, il Mancio, che nel 2008 nel post Liverpool-Inter aveva annunciato: "A fine stagione non sarò più l'allenatore dell'Inter".

Le sue parole, all'epoca, avevano fatto scalpore per la tempistica con cui erano arrivate. Quattro stagioni, dal 2004 al 2008, 3 campionati, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe all'attivo. Si parlava di divergenze con l'ex-patron neroazzurro Massimo Moratti, ma la musica ed il "maestro" sono cambiati. Moratti sostituito dall'indonesiano Erick Thohir, che inizialmente entrato in "punta di piedi" nel 2013, in due anni di presidenza ha dimostrato grande intelligenza e senso degli affari inserendo nel management dell'Inter, manager internazionali del calibro di Michael Bolingbroke (ex-Manchester United). Proprio il nuovo patron ha voluto fortemente lo jesino e lui alla fine ha "ceduto", con una promessa: "Riportare l'Inter ai livelli che le competono".

Lavoro tutt'altro che facile per Mancini. Una rosa in difficoltà, il risultati stentavano ad arrivare ed il pubblico "rumoreggiava". L'inizio non è stato dei più "felici" (sconfitta interna con l'Udinese l'8 dicembre), ma per fortuna il mercato di "riparazione" era alle porte ed il Mancio aveva già pronta la sua lista. Il ritorno del "bambino" Davide Santon per la fascia destra/sinistra, l'arrivo del promettente Marcelo Brozovic, l'acquisto di un neo-campione del Mondo Lucas Podolsky dall'Arsenal e il "colpo" Xherdan Shaqiri dal Bayern Monaco, questi gli uomini voluti da Roberto per rilanciare l'Inter in vista della seconda parte di campionato. Non tutto però va "secondo i piani", il gioco stenta, Shaqiri impressiona inizialmente, ma poi non rientra più nei piani del tecnico, Podolsky sembra non riuscire ad entrare in condizione e la squadra strappa un 1-1 con il Parma, con tanto di allenamento punitivo a Pasquetta.

La stagione si conclude con un deludente ottavo posto (che porta l'Inter a non giocare le coppe nella stagione successiva), ma con una soddisfazione il giovane Mauro Icardi (classe '93) capocannoniere della Serie A, alla pari di Luca Toni, con 22 gol. Ed è in estate che il Mancio "rivoluziona" l'Inter con l'aiuto del duo Ausilio-Fassone ed il benestare di Thohir. Fascia da capitano al giovane Maurito e non più ad Andrea Ranocchia. Campagna importante per ritornare ai vertici, questo lo slogan. Roberto detta la linea da seguire e tutti fanno il possibile per accontentarlo.

Allora ecco che arrivano il giovane centrocampista francese Geoffrey Kondogbia (30 milioni dal Monaco e srappato alla concorrenza del Milan), Perisic (18 milioni dal Wolfsburg), Murillo (8 milioni dal Granada), Felipe Melo (3,7 milioni dal Galatasaray), Adem Ljajić (1,75 milioni dalla Roma in prestito oneroso), Jovetic (3 milioni prestito oneroso dal Manchester City) e Miranda (3 milioni prestito oneroso dall'Atletico Madrid). Mentre vengono fatte alcune cessioni illustri, utili per il "fair-play finanziario" come: Hernanes (andato alla Juventus per 11 milioni più 2 di bonus), Kovacic (35 milioni al Real Madrid) e Shaqiri (7 mesi in neroazzurro, per 15 allo Stoke City). Sembra che l'aria nuova che è giunta alla Pinetina stia portando i suoi frutti.

Difesa "bunker", formata da Murillo-Miranda, con soli 7 gol subiti per la gioia di Samir Handanovic. Sicuramente il gioco stenta ancora a decollare, i gol "latitano" (12 gol in 12 match disputati), ma Kondogbia dopo gli stenti iniziali sta iniziando a "carburare" e a farsi valere, grazie l'aiuto dei "grintosi" Melo e Medel. Come il mister spesso afferma: " Siamo una squadra giovane, dobbiamo crescere da ogni punto di vista, ma stiamo facendo bene". Sicuramente il "condottiero" di questo gruppo continuerà ad esserlo Roberto Mancini (ancora 2 anni di contratto, ma chi sa che non ci sarà un allungamento) che con la dedizione, l'intelligenza, la competenza ed il suo lo stile "british" sta facendo evolvere e maturare l'Inter facendole piano, piano spiccare il volo.

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