La stagione dell'Inter entra nella sua fase cruciale. Il confronto del Franchi rappresenta un crocevia europeo da non sottovalutare e la squadra giunge all'appuntamento non nelle migliori condizioni. Il calo recente è evidente, i numeri condannano Mancini.

Al Corriere dello Sport, Mauro Icardi - di nuovo al centro del progetto Inter - riassume l'andamento altalenante del gruppo, da corsa nelle fasi iniziali e ora in affanno.

"Un voto alla nostra stagione? Fino a metà a dicembre un bel 9 perché siamo andati molto bene. Nell’ultimo mese abbiamo avuto un calo e abbiamo perso qualche punto in classifica. Il voto complessivo è un po’ sceso, ma lavorando fino alla fine possiamo riprenderci". 

La Champions è obiettivo tangibile, l'Inter insegue il terzo posto per consolidare l'operato di Thohir. In caso di insuccesso, via all'ennesimo ribaltone estivo.

"Io credo alla Champions fino da luglio quando abbiamo parlato a Riscone. Ero convinto che ce la potevamo fare allora e ne sono ancora più convinto adesso. Fino a inizio gennaio eravamo primi, avevamo dimostrato di poter battere chiunque e di poter stare in alto". 
 
Icardi prova ad analizzare la flessione nerazzurra, un fisiologico passo indietro dopo una partenza ai più parsa sopra le righe.

"Noi abbiamo avuto la fortuna di fare molto bene fino a metà dicembre, ma era difficile pensare che tutto potesse sempre andare in maniera perfetta anche perché tutte le squadre nell’arco di un’annata hanno alti e bassi di rendimento. Alla Juventus e al Napoli il periodo negativo è capitato a inizio stagione, a noi adesso". 

Un periodo negativo che per l'attaccante è invece alle spalle. Nelle recenti uscite, gol pesanti, frutto di un'affinità via via consolidata con gli innesti di mercato.

"A inizio stagione tutto era più difficile perché eravamo nuovi e in campo ci conoscevamo meno. Ora invece sappiamo come si muovono i compagni e cosa dobbiamo fare. Nelle ultime due partite abbiamo creato molte più occasioni da rete e abbiamo anche espresso un calcio migliore. Purtroppo abbiamo lasciato per strada punti pesanti contro la Lazio, il Sassuolo e il Carpi ed è arrivato il momento di dare di più, di non commettere certi errori". 

L'argentino spegne le polemiche del passato. Un contrasto sorto dopo alcune dichiarazioni non proprio azzeccate nel dopo Bologna.

"Non volevo essere polemico, ma so bene che a voi giornalisti le polemiche piacciono (ride, ndr). Quella frase era anche un po’ scherzosa e non intendevo mancare di rispetto ai compagni. Io sono un attaccante e il mio compito è segnare il più possibile aiutando la squadra". 

Un Icardi diverso, grazie a Mancini. Un attaccante moderno, in grado di fornire valido apporto alla manovra, senza perdere la vena realizzativa. Un giocatore completo, utile in ogni fase di gioco.   

"Prima del suo arrivo ero un centravanti che stava dentro l’area e cercava di fare gol quando riceveva il pallone. Mancini mi chiede di giocare più per la squadra, di muovermi e di partecipare alla manovra. Per me questo è stato un cambiamento importante e mi sto impegnando per metabolizzarlo. Posso migliorare ancora".  

Dopo le parole al vetriolo del tecnico - dirette al comparto d'attacco - ecco la visione di Icardi sul rapporto col Mancio. Qualche scelta tecnica non gradita - naturale - ma nulla che possa compromettere l'armonia dello spogliatoio.

"Quando è arrivato Mancini è stato chiaro. “Tu devi fare 15-20 gol a stagione, poi se ne fai ancora di più, meglio” mi disse. E’ stato scritto che mi chiede sempre di più, ma è normale che un allenatore stimoli e voglia sempre il massimo da un suo giocatore. Ho letto anche che io sarei arrabbiato con lui perché sono andato in panchina contro la Roma, il Genoa e il Milan, ma non è vero perché nell’arco di una stagione ci sta di saltare qualche partita. All’inizio se uno non gioca ci rimane un po’ male, ma l’ho subito detto anche al direttore sportivo Ausilio che non c’erano problemi. Tra me e Mancini c’è un buon rapporto". 

Il ricordo - doloroso - del derby, l'occasione per rimettere l'Inter in partita, il legno a stoppare sogni di gloria.

"Sono sincero, mai... Ne ho parlato nei giorni successivi con l’allenatore e i compagni e credo di averlo calciato anche bene. Donnarumma è un portiere alto e ho tirato forte perché avevo paura che potesse intuire il tiro e deviarlo. Ho angolato un po’ troppo e la palla è andata sul palo". 

Tiene banco la coabitazione con Jovetic. I due – in campo nel medesimo tempo – faticano a ingranare e Mancini è costretto a proporre un undici imperniato o sulla qualità del montenegrino, bravo ad accorciare e a duettare con i compagni, o sulla forza di Maurito.

"Con lui ho un ottimo rapporto e lavoriamo per far bene all’Inter. Probabilmente abbiamo un modo diverso di giocare perché lui preferisce andare incontro e avere la palla tra i piedi, mentre io sono più uomo d’area, ma non è vero che tra noi non è scoccata la scintilla e che non possiamo giocare insieme. Vedrete che cresceremo". 
  
Il rinnovo è un punto d’arrivo, Icardi stringe la casacca nerazzurra e annulla propositi d’addio. Mourinho è atteso a Manchester, ma il futuro dell’argentino è ancora a Milano.

"Quando con i dirigenti trattavamo il prolungamento, ho detto chiaramente che volevo restare. Le offerte per andare altrove c’erano, ma io avevo chiaro in mente che era meglio restare qua". 

"La mia risposta sarà sempre la stessa: voglio restare qua. Se il Manchester mi cercherà, non sarà né la prima né nell’ultima società che posso rifiutare. Mi sento bene a Milano e non intendo andarmene. La società ha un grande progetto e sta facendo grandi investimenti per tornare a vincere e io voglio dare una mano
".