Un punto, diversi applausi. Frank De Boer si getta a terra, ginocchia a calpestare il verde di San Siro, mani nei capelli. Al tramonto di partita, la sorte offre all'Inter il colpo del K.O. La difesa del Bologna si disunisce, Ranocchia si proietta in area, felino si butta davanti al difensore di riferimento e colpisce in pieno il cross proveniente dall'out di destra. Manca però il giusto indirizzo. La palla si spegne a lato, Da Costa respira, Celi chiude le ostilità. Pari e patta, De Boer raggiunge Donadoni, stringe la mano al tecnico felsineo e imbuca la via degli spogliatoi. Nella mente dell'olandese più di un pensiero. San Siro non regala all'Inter la quarta firma consecutiva in A, la malasorte oscura il cielo milanese - fuori prima dell'inizio Joao Mario e Murillo - l'Europa League incombe. Eppure dagli spalti piovono cenni d'assenso, per carattere e personalità. 

Miangue e Kondogbia, con Ranocchia al fianco di Miranda. Queste le mosse di De Boer per sopperire alle assenze. Il giovane laterale di difesa prende la corsia di sinistra, con Santon dirottato a destra. Solo panchina per D'Ambrosio. Ranocchia rileva Murillo - mal di schiena per il colombiano - mentre Kondogbia ha un'ulteriore occasione, date le difficoltà fisiche di Joao Mario (problema al polpaccio). Perisic e Candreva al largo, Banega a disegnare calcio. L'Inter d'avvio è incerta, un tocco di troppo, pensieri offuscati. Il Bologna ha gioco facile, recupera e riparte. Un errore di Kondogbia spiana la strada a Destro. De Boer si spazientisce e chiama Gnoukouri. 28 minuti, primo cambio. Fuori Kondogbia, testa bassa, qualche pacca di incoraggiamento, nessun sguardo verso la panchina. 

Kondogbia - Foto: Inter.it
Kondogbia - Foto: Inter.it

Da qui, la partita cambia. Gnoukouri si posiziona in zona centrale, distribuisce, senza eccedere nella giocata. La palla circola rapidamente e la manovra ne beneficia. L'Inter riesce a portare la sfera con maggior celerità sull'esterno e ad accendere così Candreva e Perisic. Maietta e Gastaldello reggono l'urto, ma i pericoli aumentano. Banega non è in giornata di grazia, spazia tra mediana e trequarti, ma non illumina come di consueto. Il pari è un gioiello. Candreva ribalta il lato, Perisic batte al volo di interno. Colpo da biliardo che fulmina Da Costa. Il baricentro del Bologna è più basso, tanto che Miranda può stazionare tranquillamente sulla linea di centrocampo. Candreva prova la volée, dopo un guizzo a centroarea di Icardi. Fulmineo Da Costa a distendersi. 

Perisic - Foto: Inter.it
Perisic - Foto: Inter.it

La ripresa offre il medesimo spartito, l'Inter chiama all'avanzata anche Miangue - partenza a rilento, poi buona personalità - e Santon, due binari che mettono in scacco Donadoni, costretto a rinunciare all'offensiva. Verdi e Krejci si schiacciano per dare respiro ai terzini, raddoppiano sistematicamente per limitare Candreva e Perisic. De Boer sceglie - presto - di offendere. Fuori Banega, in chiaroscuro, dentro Eder. Quattro uomini d'attacco. La mossa si rivela però controproducente, perché l'Inter si spezza. Sei uomini nella metà campo di Handanovic, quattro nella metà campo felsinea. Emerge la fatica, c'è meno proposizione ed Eder si intestardisce nell'uno contro tutti, invece di creare maggiori spazi con movimento senza palla. 

Il Bologna riaffiora così davanti, Verdi entra nella partita anche nella metà campo di competenza, infila un'Inter sbilanciata e Handanovic torna a tremare. La squadra di casa perde d'ordine, esegue d'impeto. Strappi improvvisi, con Gabigol ad infiammare la piazza. Soluzioni estemporanee, con Icardi che cicca il piattone tutto solo davanti a Da Costa. De Boer si sbraccia, indica i movimenti, ma l'Inter non riesce più a costruire lo spartito definito. Ranocchia gioca da attaccante aggiunto il recupero, ha lui la palla della partita. La storia ha però un altro finale. Pari a San Siro, ma l'Inter c'è. 

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Johnathan Scaffardi
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