Gigi Buffon, in occasione di un evento organizzato da uno degli sponsor del club bianconero allo Juventus Stadium, prende la parola, intervistato dal professor Dino Ruta, docente della Bocconi, nell'ambito del workshop "La gestione efficace del talento e di un team:" Il talento è una dote naturale ed è un'ottima base di partenza, ma se non lo si supporta con la perseveranza e l'abnegazione si rischia di essere un campione inespresso o un talento effimero". Il portiere bianconero ha ripercorso alcuni punti chiave della sua carriera: "Mi hanno aiutato moltissimo mio padre e mia madre che, seppur in un'altra disciplina, avevano ottenuto successo. Visto che io ero un esuberante per natura, il loro modo di bacchettarmi ha fatto sì che non andassi “fuori strada”. Ero consapevole delle mie doti e della fiducia che veniva riposta in me, ma avevo anche una “strafottenza buona”, una sicurezza che si è rivelata un'arma importantissima. Per restare a certi livelli però si devono fare sacrifici e rinunce, senza non sarebbe possibile. Io, da parte mia, dopo i 30 anni ho aumentato l'attenzione ai particolari e ai dettagli, prendendomi più cura di me stesso. Fino a 21-22 anni ero un ribelle sotto certi aspetti; ma se non fossi maturato sarei rimasto un eterno Peter Pan. Ho fatto alcuni errori, li ho pagati tutti ma non rinnego niente, perché oggi mi sento molto forte, molto sereno. Difficilmente giudico qualcuno ma mi piace molto giudicare me stesso".  Buffon sente di avere ancora tempo prima di smettere: "Dai 30 anni in poi sono molto più meticoloso nel curarmi. ho fatto sacrifici e rinunce e spero, a parte gli acciacchi, di averne ancora molto. Nel momento in cui capisci e conosci il lignaggio e la storia della Juve, sai quali devono essere i tuoi comportamenti. Ci sono dei momenti in cui ti chiedi se andare avanti o meno. A me è capitato due o tre volte in cui poteva andare a finire diversamente, ma credo che il senso di appartenenza sia un valore da ritrovare. In fondo è questo che emoziona il tifoso. In alcune situazioni si devono creare le sinergie giuste perché il rapporto sia duraturo. Io bandiera come Totti e Del Piero? Se c'è una doppia spinta da società e giocatore per proseguire lungo un cammino comune, perché no?"

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