Un sogno che ogni giorno che passa sembra poter diventare sempre più realtà, un obiettivo che ora è veramente più concreto che mai, una partita vinta che vale molto di più di tre punti, soprattutto se si è considerati la cenerentola delle semifinali. Dopo 90 dei 180 minuti della sfida contro il Real Madrid, la Juventus ha lasciato a bocca aperta tutti, ottenendo una vittoria per 2-1, che magari può sorprendere poco sotto il profilo del mero risultato, ma la prestazione in campo vale molto di più: i bianconeri se la sono giocata alla pari con i campioni d'Europa in carica, e ora si va al Bernabeu con tanta fiducia in più, perchè tutto sommato Berlino non è così lontana.

I meriti sono tanti e vanno suddivisi, anche se tanti li ha la guida di questa squadra, Massimiliano Allegri: tattica, motivazione e soprattutto coraggio. Il coraggio di buttare nella mischia un giovane come Sturaro, al suo esordio in Champions League, rinunciando a una certezza come Pereyra: mossa più che mai azzeccata, perchè l'ex Genoa, rientrato in anticipo a Torino a gennaio dal prestito, ha giocato una partita a tutto campo per tutti i 64 minuti in cui è rimasto sul terreno di gioco, spesso e volentieri trovandosi anche in posizione di seconda punta durante le sortite, ma capace di giocare una partita ottima in marcatura su James Rodriguez, non proprio l'ultimo arrivato, e di mettere il piede per salvare quello che sarebbe stato il gol dell'eventuale 1-2 in favore del Real.

Il coraggio anche di una squadra intera, capace di non farsi schiacciare, mantenendo fede alle parole dell'allenatore avversario, quel Carlo Ancelotti che la Juve non ha mai amato troppo (e viceversa), che in conferenza stampa alla vigilia aveva detto che "chi ha coraggio vince, chi ha paura perde". Detto, fatto: una Juve sfacciata sin dai primi minuti, che ha sì sofferto nel corso del match, rimanendo anche in apnea per diverse fasi di gara, ma che è stata capace di soffrire, peculiarità solamente delle grandi squadre.

La Juventus è apparsa una squadra da Champions League, con la mentalità giusta, quella Europea: è stata la squadra che siamo stati abituati a vedere in stagione, non si è snaturata come successo sul campo del Monaco, ma ha giocato a testa alta, come a Dortmund, nella gara di ritorno degli ottavi vinta per 3-0 al Westfalenstadion. Merito anche di una pressione che non c'è più, non esiste alcun obbligo a vincere, si respira aria positiva e una sorta di spensieratezza, che nei giusti modi fa solo che bene. Motivata al punto giusto dal condottiero in panchina, trascinata alla grande dai suoi guerrieri in campo, Carlos Tevez e Arturo Vidal, pronti ad arrivare su ogni pallone con determinazione e foga agonistica, a volte quasi eccessiva, ma segnale di una squadra che ha voglia di giocarsela. Ma anche Giorgio Chiellini, che ha terminato la partita con la maglia macchiata di sangue, con il turbante in testa, emblema di una Juve lottatrice.

Di fronte a cotanta grinta l'aspetto tattico è quasi passato in secondo piano, purtroppo o per fortuna: Allegri ha preparato la partita nel miglior modo possibile, e solamente due azioni da Real hanno permesso ai ragazzi di Ancelotti di sfiorare il pareggio. Subire un gol dalle Merengues ci sta, è quasi fisiologico in un certo senso: parliamo di una squadra che raramente non ne segna almeno due a partita. Però, aldilà di questo, la gara preparata dal tecnico è stata pressochè perfetta: Ancelotti ha avanzato Ramos a centrocampo per mantenere l'equilibrio, Allegri ha risposto marcando stretto Kroos impedendogli di avviare l'azione con facilità, e costringendo dunque il difensore a lanciare. Strategia che ha pagato, vista la serata nera dello spagnolo. Il lavoro di Marchisio è stato come sempre encomiabile, anche se non appariscente, e allo stesso modo quello di Pirlo, uno che in teoria non dovrebbe correre, eppure le statistiche dicono il contrario...

La difesa a quattro ha giocato una partita quasi impeccabile: Evra, per dirla all'inglese, si è messo in tasca Bale; Lichtsteiner e Bonucci hanno limitato Cristiano Ronaldo al meglio, quest'ultimo giocando pure una partita intera da ammonito (fallo al 5' per fermare una ripartenza), Chiellini ha tappato tutti i buchi. Se si vogliono cercare dei difetti, due se ne possono trovare: i troppi cartellini gialli, per giocatori importantissimi come Bonucci, Chiellini, Vidal e Tevez, e il non essere riusciti a segnare un altro gol, che avrebbe portato a giocare la sfida al Bernabeu con molta più sicurezza.

Certo, parlare di rimpianti quando da cenerentola si battono i campioni d'Europa in carica è davvero difficile, ma significa una cosa in particolare: Cenerentola è diventata principessa, ed ora vuole conquistare il suo principe, il principe dalle grandi orecchie.