Una settimana d'attesa, oggi è giorno di vigilia, di attesa: domani sera ci si gioca un biglietto per Berlino. La Juventus non vuole di certo tirarsi indietro, e vuole affrontare il Real Madrid a casa sua a testa alta, giocando il proprio calcio e senza barricarsi in difesa, almeno nelle intenzioni. Una partita attesa da tutto il popolo bianconero, dai tifosi all'allenatore, dalla squadra alla dirigenza: la finale di Champions League è davvero vicina, e i bianconeri vogliono credere nel sogno fino in fondo.

Potrebbe essere anche la partita più importante e più bella della carriera di Massimiliano Allegri, arrivato tra i fischi e i calci alla sua auto il 16 luglio. Oggi però il tecnico livornese ha conquistato tutti, e vuole conquistare anche l'Europa. "A livello di motivazione son partite che si preparano da sole - ha detto in conferenza stampa - a livello tattico dopo una settimana cambia poco. Dobbiamo essere molto bravi a giocare in serenità, ci aiuterebbe a giocare bene. A differenza della partita di Monaco, dove potevamo fare 0-0, domani sera è quasi impossibile. Bisognerà giocare una partita diversa, ottima sul piano tecnico, sulla fase di costruzione. Ci vuole coraggio, siamo a 95 minuti da Berlino, non vedo perchè non dovremmo crederci". Pressione che, anche da sfavoriti, è sempre presente. Ma col passare del tempo ci si abitua, anche perchè questo è il sogno di ogni allenatore: "Normale che ci sia tensione e concentrazione, è una semifinale di Champions. Quando uno però comincia ad allenare, l'obiettivo massimo è arrivare a vincere una o più Champions. Non sarà una partita come tutte le altre, ma resto sereno e tranquillo. Sono felice di essere sulla panchina della Juventus a godermi questa partita, cercando e sperando di fare un risultato importante".

Dal punto di vista tattico Allegri non vuole di certo rivoluzionare una squadra che funziona: "Con o senza Benzema non cambia nulla. Difficilmente domani finirà 0-0. Me lo auguro, anche soffrendo, ma sia noi che loro siam squadre che fan gol. Ho annullato la partita dell'andata, domani è come una partita secca. Ma sarà difficile gestirla, dobbiamo giocarla, affrontiamo una squadra impressionante. Ma noi non cambieremo assolutamente niente". In realtà però qualcosa cambierà, perchè dal primo minuto potrebbe scendere in campo Paul Pogba: "Sta bene, credo ci siano molte possibilità che scenda in campo dall’inizio. Può essere determinante perchè abbiamo un giocatore importante e straordinario in più, domani potrà dimostrare il proprio valore giocando una partita di grande maturità". Con lui in campo, Vidal sarebbe avanzato sulla trequarti: "Ha giocato spesso da interno, mezz'ala e anche da trequartista. Può fare entrambi in ruoli, quando c'è Pogba a volte gli ha giocato vicino e a volte davanti, ma non cambia assolutamente niente".

Dubbi ce ne sono invece molti meno sulla coppia d'attacco, che sarà composta dal grande ex Morata e da Tevez, gli autori dei due gol nella sfida d'andata: "Alvaro è un ragazzo che è cresciuto molto, ha trovato continuità. All'inizio ha avuto un infortunio, ma ha qualità tecniche importanti ed è cresciuto fisicamente, ma soprattutto sta maturando a livello di testa, è un passaggio che tutti i giovani giocatori devono fare. Carlos rappresenta per tutto il calcio mondiale un giocatore straordinario, è sempre piacere vederlo in campo. Rispetto a Messi e Ronaldo non so cosa abbia in meno, loro non li ho allenati. Per il pallone d'Oro? Intanto arriviamo a Berlino...".

Per quanto possa contare, la Juve non è mai stata eliminata dopo aver vinto l'andata per 2-1: "Sono solo statistiche, domani saranno 95 minuti lunghi e interminabili". Con una vena ironica sempre presente, immancabile da buon toscano: "Stasera dormo, poco ma sicuro, spero di non dormire in panchina che è la cosa più importante..."

Insieme al tecnico ha parlato anche Gianluigi Buffon, capitano e leggenda del club, che ritorna al Bernabeu per la quinta volta in carriera, e mai è riuscito a uscirne con la porta inviolata: "Sono in buona compagnia, al Bernabeu in parecchi hanno perso e difficilmente si esce da qua senza subire gol. Aldilà della componente climatica, loro hanno un valore offensivo così importante che usciremmo dal campo con qualche rimpianto se dovessimo pensare a difenderci e basta". Anche perchè a questo punto della stagione bisogna crederci, anche se in ogni caso il bilancio stagionale resta ampiamente positivo: "Sicuramente siamo andati oltre le aspettative. Quando si arriva a 90 minuti dalla finale, anche se il cammino è stato stupefacente, qualcosa da perdere ce l'hai ed è inevitabile. Dentro ognuno di noi credo si culli il desiderio di conseguire questo sogno. L'unico modo per guadagnarlo però è venire qua e giocare a calcio".

Un cerchio che potrebbe chiudersi per Buffon, che a Berlino ci ha già vinto un mondiale: "Ci è passata una vita calcistica, sarebbero 9 anni, soprattutto se penso che nel 2006 ne avevo 28, adesso sono un po' più maturo... Ma anche questo ci aiuta ad affrontare certi eventi, con la consapevolezza di dove si voglia andare e dove si voglia arrivare". E l'emozione? Che ruolo gioca co ntutta quest'esperienza? "Non ci si fa mai l'anticorpo giusto per l'emozione a questi eventi, se non la sentissi potrei pensare al ritiro. Avendo girato tanti stadi, so quello a cui andremo incontro. Saranno 90 minuti lunghi domani, ne sono ovviamente certo". E poi elogi alla sua società e alla sua maglia: "Domani è la partita dell'orgoglio del mondo Juve, sappiamo in quanti tengano a questa competizione, e dopo aver sofferto per non essere stati protagonisti assoluti ci siamo riconquistati con merito questa opportunità. Sono orgoglioso del nostro percorso, ringrazio tutti i ragazzi che insieme a me e ad altri sono rimasti per far ripartire la leggenda Juventus. Se oggi siamo qua è anche merito loro".

Dall'altra parte Buffon affronta un grande amico come Iker Casillas, colleghi sempre ai vertici del calcio: "Quello che è stato fino a oggi penso non conti nulla, domani sarà una partita nella quale tutti i giocatori saranno chiamati in causa per esprimere la loro condizione fisica, ma spesso questo dipende dalla condizione psicologica. Se sia io che Iker arrivassimo in ottime condizioni, potremmo fare un'ottima gara. Ci siamo affrontati tante volte perchè abbiamo giocato in grandi squadre, è un merito e un modo per ringraziare i compagni che mi hanno aiutato". Un Casillas un po' al centro del tornado e che potrebbe addirittura lasciare Madrid: "Consigli per lui non ne ho, ognuno vive la sua situazione. Ma la contestazione è un gesto ingrato ed egoista per un professionista che si è speso per tanti anni per la maglia. Aldilà dei momenti, certe icone non meritano sicuramente questo tipo di trattamento".

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]