Due anni sono un lasso di tempo troppo breve per lasciare un segno indelebile nella storia di un club e nel cuore dei tifosi, ma anche abbastanza lungo, comunque, per riempirli di gratitudine e di massimo rispetto per un'avventura ricca di successi e di soddisfazioni. La devozione del popolo bianconero nei confronti di Fernando Llorente trascende dai semplici meriti sportivi ed abbraccia l'uomo nella sua interezza, esempio perfetto di professionalità ed eleganza, ambasciatore dello stile Juventus in Italia e nel mondo. L'addio di Llorente è frutto di una cinica esigenza tattica e di mercato che, però, almeno oggi, dopo la dichiarazione d'affetto dello spagnolo via social, lascia un vuoto nei ricordi bianconeri che solo la Juve che verrà sarà in grado di rimarginare.

"E' solo bello" dicevano. Si sono dovuti ricredere quando alla quarta giornata, dopo un pre campionato tribolato alla rincorsa della migliore condizione fisica, la sua zuccata contro l'Hellas Verona sotto la Sud aprì le danze dell'avventura bianconera di Nando. Fu l'inizio di un amore reciproco. La prima stagione juventina di Llorente cominciò così, dopo uno stop di quasi un anno con l'Athletic che lo poneva sopra una fragile lastra di ghiaccio, in bilico tra successo e fallimento. La conferma della bontà del suo inserimento arrivò in una di quelle partite che di banale non hanno proprio nulla, quella contro il Real. Doppio ruggito nel doppio confronto, Llorente rialza la cresta e torna ad essere il Re Leone. Da lì fu tutto più semplice: 10 gol nelle successive 15 partite di campionato, una pausa di quasi due mesi per farsi tornare la fame e 5 gol nel finale di stagione per chiudere in bellezza un'annata che lo porterà al suo primo Scudetto. Insieme a Tevez formò una coppia d'attacco devastante per la Serie A che produsse un fatturato offensivo di 35 reti. Nando chiuse con 18 gol (16 in campionato e due in Champions) rovesciando i giudizi poco eleganti che si convertono in un "è anche bello". E dentro l'area è letale.

L'anno successivo Conte abdica e forse Llorente perde un importante punto di riferimento. Nello spogliatoio arrivano Allegri e Morata, spagnolo come lui. Nando sa già che sarà alternanza e concorrenza. L'avvio è difficile perchè la condizione torna ad essere latente e i gol tardano ad arrivare. Sulla panchina scalpita Morata che, come ogni giovane è esuberante e ha una gran voglia di mettersi in luce. Llorente, però, non si fa coinvolgere dalle voci dei media che lo vedono in diatriba con quel giovane compagno che lui prende sotto la sua ala e che aiuta nell'ambientamento dello spogliatoio e di un campionato estremamente tattico e difficile per un attaccante forestiero. Lo stile, d'altronde, si vede anche nella capacità di saper accantonare la propria tendenza egoistica per mettersi al servizio del bene comune. Llorente lo farà senza mai un eccesso di toni, senza mai recriminare maggiore attenzione, ma anzi accettando la sfida, le gerarchie, sempre unendo, senza mai dividere. Morata esplode e il ruggito del Re Leone è un sibilo: chiuderà con soli 9 gol stagionali ma con un altro Scudetto sul groppone, una Supercoppa italiana, una Coppa Italia e una finale di Champions a corniciare una stagione esemplare che senza determinati equilibri di spogliatoio non sarebbe stata possibile. La professionalità di Nando fa proprio parte di questi.

"È stato un vero piacere aver vissuto 2 anni della mia vita nella Juventus, un piacere immenso condividere tante vittorie, allegria e momenti magici con tutti i miei compagni e con tutti voi tifosi. Grazie alla famiglia bianconera per tutto l'appoggio ricevuto, mi sono sentito molto amato in ogni momento e vi porto tutti nel cuore". Llorente se ne va con queste parole. Se ne va come era arrivato, a parametro zero, senza plusvalenze e con una rescissione consensuale nel pieno rispetto reciproco. Anche l'ultimo pezzo dell'attacco contiano va via, direzione Siviglia. La Juve, nel pieno del suo restyling, perde un professionista prima ancora che un grande bomber. Il Re Leone non ruggirà più sotto la Mole. Lo farà nella sua terra madre, quella Spagna che gli ha dato i natali, lontano dall'Italia che, quasi come un profetico istinto, ha voluto ammirare e salutare in estate prima della sua partenza. Se la porterà sempre nel cuore Llorente come i tifosi bianconeri faranno con lui. Adios campione e buena suerte.