Cominciamo in quarta, proponendo i numeri. In Champions League, media di 0,4 gol subiti a partita, media di 2,2 punti a partita, 5 risultati utili consecutivi. In campionato, 0,85 gol subiti a partita e 1,62 punti per gara, con le due strisce più lunghe di risultati utili durate solo tre partite. La differenza tra la Juventus versone Europa e quella versione Italia è a dir poco notevole, siamo quasi al livello del Liverpool di Benitez, che ha sempre arrancato in Premier ma era un osso durissimo in Champions League. E l'esatto contrario della Juve di Conte più forte, quella che terminò il proprio cammino nel vergognoso fango di Istanbul.

Difficile trovare qualcuno che, dopo aver visto la partita dei bianconeri contro il Manchester City mercoledì sera, non abbia riconosciuto quella "squadra con gli attributi" che ha ricordato quella dello scorso anno. Balza immediatamente all'occhio, solamente vedendo l'atteggiamento in campo, che in Champions c'è un qualcosa che scatta nei giocatori, un qualcosa che per ora fatica a scattare in campionato. Difficile sapere se sia orgoglio, voglia di rivalsa dopo la sconfitta in finale, o qualcos'altro. Però, innegabilmente, scatta.

Contro i Citizens c'è stata la conferma che la Juve ha acquisito una consolidata mentalità europea, sa come giocare e come affrontare avversarie di livello superiore a quelle che affronta in Serie A, contro le quali, paradossalmente, fatica di più. Sfacciati, tosti, fastidiosi per gli avversari. Caratteristiche che ha avuto la squadra bianconera, e che sono perfettamente incarnate nel suo centravanti, quel bistrattatissimo croato dall'anima di ghiaccio che ha ricevuto più critiche che complimenti ma che stava per fare doppietta con due palloni toccati in area (o quasi).

Mario Mandzukic era la scommessa di Allegri per il match col City, nei piani iniziali doveva rimanere fuori per far spazio a Morata, ma il tecnico ha varato il 3-5-2, e in coppia con Dybala l'ex Atletico e Bayern è perfetto per aprire gli spazi alla Joya. Poi se dalle fasce c'è gente che sa crossare, il croato in area può diventare una macchina da gol inarrestabile. E di cross se ne intende Alex Sandro, altro dubbio della vigilia, ex oggetto misterioso (ma solo per chi non lo conosceva al Porto) che si sta prendendo una bella rivincita e si sta confermando su livelli altissimi. E probabilmente ha scalzato Evra da titolare: poter scegliere tra i francese e il Brasiliano non è privilegio per tutti...

Le belle notizie arrivano anche dalla difesa, ritrovata con il trio d'oro Barzagli-Bonucci-Chiellini, e anche da Stephan Lichtsteiner, importantissimo sulla fascia destra specialmente in fase di ripiegamento. Certo, qualche volta vedere Cuadrado in quel ruolo non dispiacerebbe, specialmente nelle gare più complicate da risolvere nelle quali il colombiano diventa determinante con la sua capacità di saltare l'uomo.

A proposito di saltare l'uomo, mercoledì si è rivisto il funambolo francese capace di ammattire le difese. Paul Pogba è tornato a fare il Pogba: dominante a centrocampo (vinta con distacco la sfida a distanza con Yaya Touré), capace sia di innescare la manovra, che di creare occasioni, e anche di offrire copertura in fase difensiva. Una partita al limite della perfezione senza perdersi in un bicchiere d'acqua. Meno bene anche Sturaro, ormai una garanzia. Un po' meno Marchisio, spesso pressato e in difficoltà nel far girare palla, anche per il poco aiuto che forniva Sturaro rispetto a quanto fanno Khedira e Lemina, migliori dell'ex Genoa in fase di impostazione.

Parlare di attacco come nota dolente sembra davvero un po' eccessivo, ma se proprio dobbiamo trovare un qualcosa di storto siamo alle solite: troppe occasioni, troppi pochi gol. La partita doveva essere chiusa prima, assolutamente. E qui non si può non fare il nome di Morata: entrato a inizio ripresa per Mandzukic, ha subito una grande occasione che sciupa, poi Hart gli nega il 2-0 intorno all'80'. Due palle-gol che un attaccante del suo calibro non può non trasformare. E le indicazioni di Allegri sono chiare, decise: "Devi stare sereno e tranquillo, se abbassi la testa ti levo dal campo, non mi interessa se sbagli".

Ancora una volta Allegri dimostra di aver ragione, sono i risultati a parlare per lui ora. Quarta vittoria nelle ultime cinque partite in assoluto. E in Champions ha vinto 10 gare sulle 18 finora disputate sulla panchina bianconera, perdendo solamente in tre occasioni: due nella fase a gironi dello scorso anno, in trasferta contro Atletico e Olympiakos, e a Berlino col Barcellona. In finale è arrivata l'unica sconfitta nelle ultime 15 gare. Non è tutto: i due gol subiti rappresentano la seconda miglior difesa della competizione, alla pari con l'Atletico e dietro al PSG, che ne ha subito solo uno.

Mettiamoci anche che il primo posto è a un passo, e siamo in quello definito "girone di ferro" da tutti quanti, il più difficile. C'è molto poco da lasciare al caso in questo cammino europeo dei bianconeri, cominciato a Manchester e che per ora, almeno fino a marzo, non terminerà, con il sogno di arrivare a Milano. Ma stavolta passare per l'autostrada A4 non bastare.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]