Ambiente depresso, società ostile nei confronti dei tifosi. E' questo il triste quadro che si scorge dopo la sessione di calciomercato terminata pochi giorni fa. Non sono giorni facili quelli che sta trascorrendo l'ambiente Lazio. Perdere il proprio giocatore migliore, per una cifra non proprio irresistibile (13,5 milioni di euro, 18 con bonus), è il segno di mancanza di progetto e comunicazione. Molto spesso negli ultimi tempi si sta assistendo a quella che è una ricerca forsennata di effimere plusvalenze.

Effimere perché se quell'utile conseguito non porta ad un reinvestimento di quelle risore la squadra molto spesso si ritrova con un campione in meno. Il dato preoccupante della cessione del Profeta è un altro. La Lazio ne esce fortemente ridimensionata, così incapace di fare un sacrificio per trattenere il termometro del suo "progetto". Sensazioni del genere sono avvertite dai dieci giocatori potenziali, che Reja ha detto che si fossero rifiutati di vestire la casacca biancoceleste. Ma non solo, il presentimento è che si potrebbe assistere ad un fuggi-fuggi generale dalle grinfie della Società laziale. Da Marchetti, la quale assenza è mascherata da invisibili problemi fisici, a Klose, a Candreva, a Lulic.

La Lazio si sta conformando sempre di più al modello Udinese. Vale a dire che si è trasformata in un trampolino di lancio per giovani e promettenti leve salvo poi cederle per guadagnare consisenti plusvalenze. Un giocatore affermato in questo momento non sceglie questa squadra. Infatti la Lazio riesce ad ingaggiare o giovani di prospettiva, come detto, o giocatori nella fase calante della loro carriera. Una piazza depressa, una stampa infuriata.

Giorni bui aspettano la dirigenza della Lazio. Le voci di possibili acquirenti si fanno sempre più insistenti. Ed il malessere lo si può avvertire anche con il fermento in cui si stanno preparando iniziative come quelle di "Libera La Lazio". La cessione di Hernanes, allo stato attuale condanna la squadra alla mediocrità, all'incapacità di fare mercato, alla mancata voglia di credere in un progetto. Una società calcistica non è un'azienda dove l'utile ed i conti in ordine contano più di tutto. E' un qualcosa di sentimentale, di passionale, troppo per essere ridotto ad un mero dato numerico.

La gente laziale ha vissuto gestioni molto più povere di quella Lotito, ma grazie alla chiarezza ed all'affetto del suo tifo la Lazio ha saputo ricompattarsi. Il problema principale è che il tifoso non si sente rappresentato. L'emblema del mercato della Lazio è rappresentato dall'episodio che ha coinvolto il diesse Tare. Pur di non chiarire la situazione a quei tifosi, riuniti lì per evitare la cessione di Hernanes, è infatti uscito da una porta secondaria del centro sportivo di Formello. E' tempo che la società faccia chiarezza, è tempo che i tifosi abbiano i chiarimenti che meritano.