Senza la passione il calcio e' morto diceva John King. Roma, 12 maggio 2014, la Lazio festeggia i quarant'anni dal suo primo scudetto. Per l'occasione due tra i più importanti reduci della "banda Maestrelli" , il Capitano Pino Wilson e Giancarlo Oddi, organizzano una iniziativa dal nome "di padre in figlio". Nome quanto mai efficace vista la Lazialità che si tramanda da generazioni in tante famiglie romane e non. Il programma prevede un triangolare con la squadra del 1973-1974, la banda del meno nove e la Lazio del 2000. All'evento partecipano tanti volti illustri del panorama laziale. Da Alessandro Nesta, a Bruno Giordano, da Ruben Sosa a Felice Pulici, passando per Guido Paglia ed il Presidente, Sergio Cragnotti. Una canzone di Aldo Donati diceva : "tanti non ci sono più, ma vivono perché esisti tu." Ed allora ecco che il pensiero va a Giorgio Chinaglia, a Luciano Re Cecconi, a Vincenzo Paparelli, a Gabriele Sandri.

La festa vera, però, è stata sugli spalti. Il tempo sembra essersi fermato, le torce degli Eagles Supporters annebbiano lo stadio. Sì, proprio loro gli Eagles Supporters, tornati per l'occasione nella loro curva "Maestrelli". E accanto a loro tante figure del tifo che si sono susseguite negli anni. Dal CML agli IRRiducibili, alla Banda Noantri. Era la festa dei tifosi e lo è stata. Stadio Olimpico pieno. Non un posto libero, in controtendenza allo squallido spettacolo offerto dall'impianto nelle ultime partite casalinghe. Figlio di un malessere radicato nel tifoso laziale, che ama così tanto la sua storia e che non può che non condividere chiunque la metta sotto i suoi tacchi e ne faccia mercè di business.

Il rammarico più grande è, vista l'ingente presenza della serata di ieri, il grande potenziale del tifo biancoceleste che rimanga inespresso e che invece potrebbe fare da dodicesimo uomo in campo, durante ogni gara romana. I bellissimi momenti trascorsi durante l'iniziativa , magistralmente organizzata , sono la risposta che il popolo Laziale esiste. Ha voglia di tornare a gioire con Lazialità, con orgoglio e fierezza. Il Laziale non sta dissipandosi, non sta estinguendosi. Il Laziale è momentaneamente privo di libertà. Quando, finalmente, questa storia sarà alle spalle spettacoli come quelli di ieri sera non possono che esserne la cornice degna di una tifoseria che da tempo con le sue coreografie incanta gli occhi di tutto il mondo. Parafrasando Zucchero, c'è bisogno d'amore, cosicché il tifoso laziale si senta parte integrante di un progetto che senza tifosi è nulla. In modo tale da riemergere da un aura mediocritas nella quale una Società, degna di rappresentare la più grande polisporitiva europea, non può soggiacere.