Da dove partire? Forse dall’atto finale, dalle parole di Pioli. L’allenatore della Lazio è stato categorico e sincero, “non siamo ancora pronti per questa competizione, loro più forti.” e ha poi cercato di guardare avanti con ottimismo, “saremo protagonisti in Europa League”

Ora, il Bayer Leverkusen è davvero così più forte della Lazio? Credo di no. Ma nel calcio col potenziale si fa poco, o nulla, conta il lato concreto del gioco. Allora potremmo dire che concretamente il Bayer ha surclassato la Lazio alla Bay Arena, okay. Ed è più pronto per questa competizione, okay. La Lazio deve partite da questo rabbioso ragionamento perché il preliminare l’avrebbe potuto passare giocando come ha dimostrato più volte. Si sono invertiti i ruoli rispetto a quanto avremmo creduto: la Lazio che faceva del pressing e dell’intensità la sua arma principale, si è fatta attanagliare proprio da questo gioco.

Lasciando da parte l’andata, in cui comunque la Lazio ha dimostrato di valere la Champions anche senza brillare, al ritorno i biancocelesti non hanno giocato. Non hanno giocato per merito della squadra di Schmidt, aggressiva e determinata, ma anche per delle valutazioni tecnico-tattiche della vigilia poco azzeccate. La Lazio ha dimostrato di saper giocare col 3-4-3 in Italia, ma con un regista (e con Gentiletti), con Biglia, non con un ruba-palloni come Onazi ed un incursore come Parolo a metà campo. Ad Onazi non si può chiedere qualità a centrocampo, Parolo non è un regista, si sa inserire, può essere una buona spalla a chi sa dettare i tempi di gioco, nulla di più. La Lazio non ha giocato perché è stata soffocata dal pressing avversario senza saperlo eludere. Basta e Lulic erano più attenti alla fase difensiva e non hanno eccelse qualità di palleggio, così Candreva in molte occasioni si è dovuto abbassare per dare respiro, poi prontamente soppresso dai rossi che si moltiplicavano. Non c'era ampiezza tra i giocatori troppo schiacciati (in fase difensiva il modulo diventava un 5-4-1) e non c'erano gli interpreti per poter essere incisivi. La Lazio è stata chiusa nella morsa del Bayer e piano piano, impotente, si è vista sgretolare. La Lazio ha concesso 22 tiri, cosa mai successa in tutta la Serie A 2014-2015, ha tirato quattro volte senza mai impensierire Leno. In difesa poi, se la scelta era quella del 3-4-3, perché mettere Radu e non Gentiletti? L’argentino è bravo coi piedi e avrebbe potuto aiutare nel giro palla affannoso, soprattutto sulla sinistra dove Radu e Lulic hanno fatto a gara a chi la tirava più lunga. I tre centrali sono stati stati sempre sotto pressione, tanto che Mauricio (espulso) e De Vrij (dormita sul primo gol) sono stati tra i peggiori. Se poi la Lazio fosse riuscita ad eludere il pressing, avrebbe trovato varchi da penetrare, il Bayer pressava talmente alto che tra centrocampo e difesa, soprattutto nel secondo tempo, le linee si allungavano lasciando praterie disponibili alla velocità di Keita e di Felipe Anderson.

Un atteggiamento troppo remissivo, adottato per strappare un pareggio, che ha snaturato la Lazio e l’ha fatta preda dei tedeschi. La sensazione è stata che se la partita fosse durata altri 180 minuti, la Lazio non avrebbe mai segnato. Più che di lacune tecniche (nel complessivo i giocatori del Bayer non sono più forti di quelli della Lazio), si può parlare di lacune tattiche e psicologiche. Psicologiche perché la Lazio ha avuto paura. Forse è stata l’abitudine a certe competizioni che è stata a favore dei tedeschi, forse il giocare fuori casa (anche se per quanto riguarda il tifo sembrava di stare all’Olimpico), forse l’assenza di giocatori esperti come Klose e Biglia. Tante sono le ipotesi, il risultato è che la Lazio non ha giocato, e ha dimostrato, pur avendo il potenziale per far meglio, di uscire giustamente dalla Champions League.

La lezione è che il 3-4-3, per lo più senza regista, in Europa non si può adottare. E quando Pioli dice che la Lazio non è di quel livello, da signore ammette l’evidenza. Spero si sia interrogato sui perché. Questa è una lezione da cui ripartire, non si può macerare nella sconfitta. Aspettando anche il mercato (urge un vice-Biglia), la Lazio ha la qualità per poter far bene in Europa League.

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Micael Caviglia
Scienze della Comunicazione, scrivo su Vavel di Calcio, approfondendo la Lazio, la Premier League ed il tennis. Lo sport è cultura. Su Twitter sono qui