Investitura. Stefano Pioli mette la fascia al braccio di Lucas Biglia, lo spogliatoio ribolle, qualche malumore trapela e la Lazio, a tratti, vacilla. I senatori guardano con sospetto alla rivoluzione, ma le settimane seguenti riconoscono la buona scelta del tecnico. Oggi, la Lazio non può fare a meno del centrocampista argentino.

29 anni, di Mercedes, ex Anderlecht, Biglia è il metronomo biancoceleste. Uomo d'ordine e di personalità. Si abbassa, si mette in visione, semplifica l'operato del settore arretrato in fase di costruzione, premia i movimenti degli avanti, urla indicando ai compagni la retta via.

Ecco perché il secondo infortunio in stagione è un duro montante da incassare.

Stiramento al polpaccio destro nel corso della gara con il Bologna. Biglia si siede e osserva da fuori 4 gare di A, mentre la Lazio naufraga con Chievo e Napoli e fatica in Europa. Pioli si dimena tra uomini e moduli, ma risorge quando in mediana può disporre del magistero di Lucas. Verona, Coppa, Frosinone, terza piazza in A, 4 punti e comando del girone in Europa League - in coabitazione con il Dnipro - cielo sereno sulla Capitale.  

Lo stop con la Nazionale argentina è una mazzata che oscura il periodo positivo. Lesione di primo grado al muscolo pettineo della coscia sinistra, almeno 15 giorni ai box. La Lazio, nel fine settimana, affronta il Sassuolo, a seguire il Torino, senza dimenticare l'impegno con il Rosenborg, Biglia torna a seguire il gruppo da fuori e il toto-sostituzione riparte.

Due opzioni: Cataldi e Onazi. Tecnico, offensivo, il primo, fisico, di interdizione, il secondo. Senza Biglia, si balla nuovamente tra 4-2-3-1 e 4-3-3, senza certezze, perchè crolla il punto centrale dell'intero schieramento. Un esame di maturità importante, l'obiettivo è esser grandi, anche senza il capitano, oggi universalmente riconosciuto nell'ambiente Lazio.