Parlare di Lazio dopo dodici giornate di campionato sembra ripetere per la decima volta la lezione di storia prima dell’interrogazione. Un po’ come a scuola. Ti chiedi: sei preparato? Forse si, forse no, più si che no in realtà. Ma tu ripeti, come se fossi ormai ipnotizzato dalla storia da raccontare. I laziali alla domanda “come va la Lazio?” ormai spingono un tasto, la risposta è automatica, la lezione l’hanno imparata. Sarebbe bello se alla richiesta del tifoso di trasferirsi al primo banco a viver il campionato da protagonista, ci fosse la maestra acconsenziente. La realtà è che al colloquio la Lazio, sentenzia l'insegnante, "sarebbe brava se si applicasse un poco di più". Nel calcio a Roma di facile c’è poco o nulla, tantomeno soddisfare i "bisogni" di una piazza così esigente. La Lazio, di fatto, da anni a questa parte vive lì, tra il secondo, il terzo banco, il quinto spesso, il sesto se capita, quando qualcuno esce a ricreazione (ma quale ri-creazione?), ogni tanto alza il braccio e interviene, dice la sua. Un pubblico, quello laziale, che vive di sogni, di qualche illusione, ma che per un motivo o per l’altro si vede crollare, nel momento della svolta, il mondo addosso. Come un metronomo che detta il tempo delle dinamiche laziali, infallibile, preciso al momento giusto. 

La Lazio, tenuti tutti i più forti, quest’estate ha investito su giovani talenti (Krishna, Hoedt, Morrison, Milinkovic-Savic) senza migliorare la rosa dei titolari. Una campagna acquisti che non può non aggiudicarsi la sufficienza (sono stati ceduti tutti gli esuberi), ma che per una squadra che avrebbe dovuto affrontare un preliminare di Champions League, è stata poco decisiva, poco competitiva con le aspettative, poco competitiva con le competizioni da affrontare. “Non è una rosa migliorabile” commentava Igli Tare al termine della campagna acquisti: un sunto delle possibilità della Lazio, un riassunto di quella lezione che i tifosi laziali hanno imparato.

Dove può andare la Lazio? A meno di sorprese a livello gestionale, la Lazio è destinata a latitare tra la soddisfazione di una Coppa Italia e l’illusione di un preliminare di Champions. Ma la storia va avanti, scorre, conosce le divisioni delle Curve, un derby senza spettatori, una supremazia capitolina che a distanza di due anni resta un evento indelebile, conosce contestazioni, acquisti, cessioni. E si ripete, come un circolo. Inesorabile?