AC Milan VAVEL

Il Milan cade a Valencia, tanto ancora da rivedere

Al Mestalla gli spagnoli si impongono per 2-1 e acuiscono le lacune della squadra di Inzaghi. Nel Milan si alternano buone prestazioni a prove rivedibili.

Il Milan cade a Valencia, tanto ancora da rivedere
Pippo Inzaghi dirige i suoi dalla panchina del Mestalla
dem_panzer
Di Andrea Panzeri

Il Trofeo Naranja se lo aggiudicano i padroni di casa del Valencia. Era una delle tante amichevoli estive e il calcio d'agosto, si sa, lascia il tempo che trova perchè il risulato conta solo fino a un certo punto, ma il Milan perde l'ennesima partita di questa pre-season. Dalla partita del Mestalla sono nati alcuni spunti di riflessione interessanti: sono emerse alcune note liete e incoraggianti ma sono state evidenziate implacabilmente ancora molte (troppe) lacune e mancanze.

COSA NON VA- I rossoneri, anche contro il Valencia, hanno confermato una fragilità difensiva preoccupante. Il Milan subisce sempre almeno un gol, era successo anche nella sfida contro la Pro Piacenza (squadra di Lega Pro) e la truppa di Pippo Inzaghi non si è smentita nemmeno in terra spagnola. Due gol scaturiti da due errori individuali e tante amnesie, anche collettive, che hanno creato diversi pericoli alla porta difesa da Diego Lopez. Anche l'ex Real Madrid, osannato da Adriano Galliani al suo acquisto, è sembrato insicuro ed è stato tutt'altro che perfetto in occasione dei gol subiti, soprattutto il secondo quando si è lasciato trafiggere sul suo palo. Peggiore in campo sicuramente Christian Zapata. Il colombiano stecca clamorosamente la prima da titolare con il Milan di Inzaghi dopo l'ottimo mondiale. L'allenatore voleva riconfermarlo per sacrificare sull'altare del calciomercato Philippe Mexes, chissà cosa avrà pensato dopo quanto visto ieri sera... Lento, goffo, macchinoso e impacciato, sempre in affanno e autore di errori grossolani: non proprio l'uomo a cui affidare la ricostruzione della difesa rossonera. Anche il giovane Albertazzi ha vissuto una serata da incubo sulla fascia sinistra. Sempre superato nell'uno contro uno, mai propositivo e colpevole sul secondo gol. Anche per lui una prestazione rivedibile, soprattutto se si è in bilico e ci si deve guadagnare il posto in squadra. Come al solito poi, i veri problemi si sono visti a metà campo. Il centrocampo è evanescente, ectoplasmico, non esiste! La manovra ieri poggiava tutte sulle spalle (e nei piedi) di Bryan Cristante, un classe '95, l'unico con doti di palleggio sopra la sufficienza nella mediana rossonera. Poli e Muntari hanno corso tanto, così come Essien, ma nessuno è stato capace di creare un'azione offensiva con la palla bassa. L'assenza di De Jong è sicuramente pesante ma Pippo Inzaghi si sarà reso sicuramente conto che un centrocampista di qualità (se non due) è la vera priorità di questo Milan da ricercare sul mercato.

CHI SI SALVA- Nell'infelice uscita valenciana sono in pochi tra le fila del Diavolo a uscire a testa alta. Il giapponese Honda è stato autore di una prestazione discreta, condita da qualche buona giocata e impreziosita, soprattutto, da un gol bellissimo nato da una punizione splendida. Una pennellata d'autore quella del nipponico che sta cominciando a far intravedere la sua tecnica, nell'attesa di una forma fisica migliore. A salvarsi poi è il solito Stephan El Shaarawy, l'unico che sembra già in forma campionato. Il Faraone fallisce un'occasione da rete nel primo tempo ma corre per tutta la partita, è pimpante e mostra dei buoni movimenti. La condizione atletica c'è, ora bisogna ritrovare il feeling con il gol e la lucidità nell'ultimo dribbling. Al Mestalla fa il suo anche il già citato Cristante, l'unico a provare a caricarsi il centrocampo del Milan sulle spalle. Infine, buona prova anche per Jeremy Menez, entrato per un mal servito Pazzini al 60esimo. Il francese è parso in vena, propositivo e guizzante e ha provato a impensierire la retroguardia spagnola con alcune accelerazioni.

Insomma, tanti dubbi e tante cose da rivedere in casa Milan ma l'unica certezza che questa partita lascia a Inzaghi e alla società è che c'è ancora tanto, ma tanto, da lavorare!