Torna a parlare Sinisa Mihajlovic. Il Milan è rientrato ieri dalla ottima tournèe in Oriente. E' lo stesso tecnico serbo a reputare, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport,  positivo il bilancio di questa prima parte di preparazione: "È positivo perché stiamo lavorando bene. Siamo ripartiti da zero cambiando giocatori, modulo, sistema di lavoro. Stiamo mettendo i tasselli giusti al posto giusto sia per quanto riguarda i concetti di gioco sia per quanto riguarda i comportamenti. Abbiamo preso la strada ideale e saremo pronti quando inizieranno le partite che contano". Il Milan non avrà le Coppe: "I giocatori devono capire che si può essere determinanti anche in dieci minuti. E naturalmente si devono allenare bene, altrimenti non giocano di sicuro. Ma questo l’hanno già capito... Finora non posso lamentarmi di nulla. Scegliere la formazione è sempre la cosa più difficile se i giocatori si allenano bene. Nessuno si deve sentire titolare e chi non gioca deve mettermi in difficoltà in allenamento o nello spezzone che gli concedo. E se vogliono parlarmi, la mia porta sarà sempre aperta per loro. Io non ho problemi, ma non guardo in faccia a nessuno."

L'obiettivo per la prossima stagione? "Arrivare tra i primi tre. Ma, con la squadra che abbiamo, se riusciamo a prendere ancora qualcuno possiamo fare il salto di qualità. Con uno o due giocatori al massimo. Niente nomi..." E ancora: "In ogni situazione i giocatori devono sapere che cosa fare. Non mi arrabbierò mai per un gol sbagliato, ma mi arrabbierò tantissimo se non faranno ciò che è concordato. Quando scendono in campo, all’80% sanno già che cosa fare, il restante 20% è adattamento all’avversario. Nei momenti di difficoltà non bisogna perdere la testa, ma seguire i propri principi di gioco. Quindi dobbiamo essere organizzati e sapere quello che vogliamo". 

Sinsa Mihajlovic  è rientrato in Italia con alcune certezze, a cominciare dalla coppia di attaccanti, Bacca-Luiz Adriano, che ha subito mostrato qualità importanti. Il cammino è però ancora lungo e faticoso: "Un allenatore, più cose sa fare, meglio è- ha parlato ai microfoni di Tuttosport- Ma non ho la presunzione di sapere più e meglio di tutti, su tutto. Avere un grande staff è importante e migliora il tuo lavoro. Alcuni allenatori sono troppo presuntuosi per accettare questo. Ma i benefici sono enormi. Poi è chiaro che io sono il capo e decido cosa si fa e come si fa". In campo, poi, Sinisa pretende il massimo: "Voglio che i miei giocatori sappiano in ogni situazione quello che devono fare e che ognuno se ne assuma la responsabilità. Io non mi arrabbio per un gol mancato o un passaggio sbagliato. Ma se non si fa quello che abbiamo deciso a livello tattico, allora sì che mi incazzo. Cerchiamo di spiegare tutto per bene, con i nostri principi di gioco . Perché il 70-80% deve essere l’imposizione della nostra tattica. E solo il 20% un adeguamento al gioco degli avversari. Il Milan, quando trova una squadra più forte, deve seguire i suoi principi. È l’atteggiamento mentale che non accetto sia sbagliato: mai perdere la testa, mai finire in balia del gioco altrui. Sempre dare l’impressione di giocare per vincere". Il  tecnico serbo esige il rispetto delle regole: "Il compito più difficile è sistemare la testa. Sennò in campo non ottieni nulla. Quindi far ritrovare loro la fiducia, la voglia, ricordando che sono giocatori del Milan. E, quindi, sono obbligati a dare sempre il massimo. Il talento non può fare a meno delle regole. Con l’allenatore nuovo, tutti vogliono farsi vedere e c’è grande intensità in campo. Poi, però, bisognerà vedere più avanti, quando dovrò fare delle scelte e qualcuno rimarrà fuori. Ecco, dovrà sentirsi determinante anche nei 10-15 minuti che gli concederò. Non importa quanto giochi ma come giochi. Cerco lealtà e rispetto, devo essere il primo a doverglieli dare. Ho già detto a tutti che la mia porta è aperta sempre, per qualsiasi spiegazione. A volte chiamerò io, a volte loro. Ma devono capire che non guardo in faccia nessuno. Guardo il campo, guardo l’allenamento, guardo chi è affidabile e chi non lo è. Per decidere chi schierare, non guardo il nome. Il comportamento è una selezione naturale".

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