Per qualcuno il Milan di Sinisa Mihajlovic è tornato sulla terra, per qualcun altro è rimasto nella mediocrità che ha caratterizzato le ultime due stagioni. Ad alcuni sono bastati appena 90 minuti per tirare le prime sentenze di una stagione che è appena iniziata e in cui il Milan ha cambiato allenatore da appena due mesi.

Forse non tutti se lo ricordano, ma Sinisa Mihajlovic non ha varcato i cancelli di Milanello, ma bensì quelli di un glorioso palazzo abbandonato a se stesso negli ultimi anni. Via marmi di pregio ed interni eleganti, sostituiti qua e là con occasioni da saldo, vecchi suppellettili ormai senza più il loro antico splendore e toppe che hanno tenuto insieme la baracca il tempo di un battito di ciglia. Oltre a questo un gruppo di giocatori preso a ceffoni, calcisticamente parlando, più o meno ovunque negli ultimi due campionati e quindi con addosso una paura a livello mentale tanto inconscia e incontrollabile quanto dannosa. In quest' estate si è provato a tornare a dare un pochino del lustro perduto al palazzo rossonero, ma i giocatori su cui si è investito e che sono stati acquistati sono delle ottime scommesse oppure degli ottimi giocatori. Forse, però, non sono campioni. Qui sta tutta la differenza del mondo. Il campione è anche un leader a livello tecnico e carismatico, uno che in un momento di difficoltà dei compagni sa guardarli negli occhi e convincerli a continuare a fare quello che è stato preparato in settimana con l'allenatore. Nel Milan di ieri sera a Firenze e in generale nella rosa di Mihajlovic questo tipo di personaggio non c'è. Ci sono giocatori buoni e meno buoni, qualcuno probabilmente anche ottimo, ma manca chi dica alla difesa di continuare a giocare alta e aggressiva nonostante tre infilate prese in 30 minuti con due occasioni da gol per l'avversario e un' espulsione.

Un profilo non semplice da trovare sul mercato, ma che calza a pennello a uno come Zlatan Ibrahimvic. Non stiamo dicendo che arriverà, il punto è un altro. Bisogna ammetterlo, al Milan serve uno con la personalità di Ibrahimovic. Probabilmente a prescindere dal ruolo. Mihajlovic ha dimostrato di avere in testa idee molto chiare da cercare di trasmettere alla squadra e non può essere una partita, dopo due mesi di lavoro con un gruppo di giocatori, a cestinarle come inadeguate o sbagliate. Anche perchè in campo non ci va l'allenatore, ma bensì i giocatori. Quelli che si differenziano tra ottimi giocatori e campioni. Tra leader talentuosi e carismatici e ottimi interpreti di uno spartito condiviso.