Disastro, una debacle, la Caporetto rossonera. Ci sono tanti modi per definire questo 0-4 patito davanti al pubblico amico di San Siro, al cospetto di un Napoli fin troppo superiore in ogni reparto. Il Milan di Mihajlovic subisce un’autentica lezione di calcio, impartita da Maurizio Sarri.

Partita stregata per la compagine rossonera, che si ritrova ad inseguire già dopo dodici minuti, quando Allan gonfia la rete dopo un errore sesquipedale del centrale milanista Zapata. Nel secondo tempo, Insigne trova due volte il gol (uno in apertura del secondo tempo, l’altro venti minuti dopo), mentre l’autogol di Ely al 73’ fa calare il sipario alla Scala del Calcio.

E’ un Napoli straripante, che si presenta a San Siro con un 4-3-3 offensivo, con Higuain jolly d’attacco, decisivo in almeno due gol della truppa partenopea. Per ogni passo in avanti, sono centro passi indietro: ci eravamo lasciati domenica con una sconfitta bruciante a Genova, di fronte ed un Genoa non del tutto irrestitibile. Tante ombre, ma qualche luce nella prestazione di domenica scorsa, con una minima reazione nel secondo tempo, anche se infruttosa. Ieri sera, buio totale, un Milan molle, senz’anima e, soprattutto, spaventato.

Cosa non ha funzionato in questo Milan ieri?

Tutto, a partire dalla difesa. La coppia Zapata-Ely non ingrana: l’italobrasiliano si ritrova nel marasma generale, scivolando nel disastro, senza riuscire a salvare capra e cavoli. Numerosi errori di posizione, lasciando in gioco Insigne nell’azione del 0-2 partenopeo, chiudendo il cerchio con l’autorete del quarto gol. Quasi peggio il partner, Zapata, che apre le danze con un assist per la ripartenza ospite nell’occasione del gol di Allan. Difesa troppo bassa per il Milan, a ridosso della propria area, schiacciata dalla superiorità numerica del Napoli, che ha creato numerose occasioni, sfondando da sinistra con Insigne, dominatore nel duello personale con De Sciglio. E’ evidente il malfunzionamento della coppia centrale, al Napoli è bastato effettuare delle rapide triangolazioni con Higuain mobile, per creare varchi e costringere Zapata ad uscire dalla linea “Maginot” rossonera.

Non meglio il centrocampo, anzi, troppo scollegato dalla retroguardia, non offre copertura, mentre il supporto offensivo è pressochè inesistente. L’assenza del pressing milanista, consente al Napoli di imporsi con un gioco rapido, riuscendo a creare superiorità numerica nella metàcampo offensiva, senza dover fare gli straordinari in fase di copertura. La mediana rossonera troppo debole per districarsi dalla fisicità e dal pressing ospite, con i tre elementi fin troppo leggeri per offrire un supporto alla retroguardia troppo in balia di Higuain e Insigne. Nella barca che affonda, l’unico a galla è Bonaventura, l’unico a portare movimento nella trequarti, ma di fronte ad una linea a quattro pressochè perfetta del Napoli visto ieri, non è riuscito a creare occasioni. Ininfluenti Bacca e Luiz Adriano, fin troppo soli, senza un supporto dal centrocampo rossonero.

Analizziamo il primo gol del Napoli: dopo l'errore in fase di impostazione di Zapata, Insigne punta il colombiano, costringendo De Sciglio all'aiuto. Higuain effettua un taglio, in modo da portarsi dietro Ely, che lascia spazio per Allan, libero di chiudere a rete.
Secondo gol, firmato da Insigne. E' bastata una triangolazione tra Insigne ed Higuain, per allontanare Zapata dalla linea difensiva, con Ely in difficoltà davanti alla velocità dell'ala napoletana. Flebile tentativo di portare Insigne in fuorigioco, ma Ely cerca la copertura, che arriverà troppo tardi.

Alla luce di quanto visto a San Siro, a Casa Milan, urge un centrocampo all’altezza. Il reparto nevralgico è fondamentale in entrambe le fasi, sia in fase di copertura, sia in attacco, per innescare le punte, dall’ottimo potenziale offensivo come Bacca, Adriano e Balotelli. Non è un caso che, nell’anno dell’ultimo scudetto del Milan, 2011, la retroguardia rossonera fosse la migliore in Italia, proprio per il centrocampo muscolare, che offriva la copertura necessaria per neutralizzare le bocche di fuoco avversarie.

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About the author
Giorgio Giovannini
Tradito dal suo riconoscibilissimo accento veneto, è un fedelissimo seguace della Reyer Venezia, ma il suo vero credo è LaVar Ball. Quasi pendolare tra Venezia e Londra, con tappa a Milano per le sue fedi calcistiche: Milan e Tottenham. Appassionato di stadi, specialmente quelli britannici.