"Mi ritorni in mente piagnone come sei". Mazzarri non ha mancato di farsi riconoscere a Napoli con i suoi due marchi di fabbrica, la lamentela e la polemica sull'arbitraggio. Infatti il tecnico livornese al termine della gara che ha visto la sua Inter venire sconfitta per 4-2 è stato protagonista dell'ennesimo attacco della sua carriera ad un arbitro. Stavolta è stato il turno di Tagliavento, reo di "aver cambiato la faccia della partita" con l'espulsione ai danni di Alvarez. Ma ciò che sorprende di più non è la diatriba mazzariana contro l'arbitraggio di ieri sera quanto la convinzione del tecnico dell'Inter di aver dominato la partita. Certamente ognuno ha le sue opinioni ma dominare una partita persa per quattro reti a due ci pare abbastanza difficile, per non dire impossibile. Ma questo è Mazzarri, prendere o lasciare. Il Napoli lo ha lasciato, l'Inter lo ha preso. L'abbraccio a fine partita, comunque, tra il tecnico livornese e Rafa Benitez ha sancito il definitivo "passaggio di consegne" di una squadra, il Napoli, che guarda avanti e che non ha più nulla che la leghi al passato.



Archiaviata la pratica Inter, quindi, adesso il Napoli può guardare con più serenità la classifica (in attesa del big match di questa sera i partenopei sono soltanto a -2 dalla Roma) con la sicurezza che almeno per ora il treno composto da Fiorentina e Inter che viaggiava in direzione terzo posto si è staccato. I Viola sono lontani cinque punti, i nerazzurri dopo ieri sera, sette. A salvare gli uomini di Benitez da una comunque ottima Inter ci ha pensato ancora una volta l'attacco. Higuain, Callejon, Mertens e Insigne, a cui è mancata solo la gioia del gol, hanno fatto a fette la retroguardia nerazzurra portando la squadra a segnare quattro gol, frutto di una ripartenza più bella e micidiale dell'altra. Ma se l'esplosività dell'attacco ha sempre distinto il Napoli in questa prima parte di stagione, ciò che non convince e non convincerà mai è la difesa.

Nel calcio è risaputo che sono le difese a vincere i campionati e a portare a casa trofei. E lo sa anche De Laurentiis che all'imminente apertura del mercato di gennaio proverà almeno a tamponare le tante lacune difensive del club partenopeo firmando almeno un difensore e un centrocampista di livello per far rifiatare due reparti che fanno acqua da tutte le parti. Se, quindi, a fine stagione si vuole portare dell'argenteria preziosa in casa Napoli bisognerà porre fine a questa tendenza "zemaniana" che gli uomini di Benitez stanno prendendo.

Quando il Napoli lottava con la Roma per il primo posto e quindi prima che il gap con i giallorossi e i bianconeri aumentasse, la difesa azzurra aveva subito appena 4 gol in 7 gare, 8 se invece si considerano le prime undici gare quando qualcosa era cominciato a non funzionare nelle retrovie della squadra e le prime crepe difensive cominciavano ad aprirsi. Alla dodicesima giornata, poi, Juventus-Napoli ha rappresentato un vero e proprio spartiacque: si è aperta la crisi difensiva del Napoli e conseguentemente è iniziato un periodo negativo per la difesa, che in campionato ha incassato gol in ogni partita fino alla giornata appena conclusa: 11 in 5 partite, a cui si aggiungono i 5 nelle due gare di Champions contro Marsiglia al San Paolo e Borussia in trasferta.

Occorrono rimedi, e il mercato serve proprio a questo, occorre lavorare, ma occorre anche cambiare mentalità: va ritrovato quel tanto famoso "pressing beniteziano" di inizio stagione che non lasciava respiro agli avversari e che aveva fatto del Napoli una contendente allo scudetto. In attesa del nuovo anno, il Napoli è chiamato a chiudere in bellezza a Cagliari, sabato prossimo, un 2013 comunque positivo. Un anno solare che ha confermato l’ulteriore crescita degli azzurri e che da febbraio li porterà a giocarsi l'Europa League da protagonisti con l'obiettivo di vincere il primo trofeo dell'era Benitez.