Settima sconfitta in trasferta per gli azzurri, che questa volta è arrivata in casa del peggior nemico, la Juve. I bianconeri si sono presentati in campo con una formazione molto rimaneggiata, fresca vincitrice della Coppa Italia, trionfatrice in campionato da molti mesi, con la testa già alla finale di Champions di Berlino, che i bianconeri giocheranno contro il Barcellona. Nonostante questi fattori positivi all'apparenza, il Napoli è riuscito nell'impresa di perdere.

Fa male, fa tanto male, non tanto la sconfitta in se stessa ma l'atteggiamento degli azzurri. Ieri sera si è avuta come l'impressione che la Juve se ne stesse tranquilla, quasi giocherellando, senza pressare eccessivamente, senza alcuna intenzione di cercare il gol a tutti i costi. Anzi, a dire la verità è stato il Napoli a sfiorare il vantaggio nei primi minuti di gioco. Anche sul 2-1 per i bianconeri gli azzurri hanno avuto tre occasioni per pareggiare, salvo poi commettere errori da serie minori e subire il gol del definitivo 3-1.

Nel primo tempo si sono visti tutti gli errori che hanno caretterizzato il cammino del Napoli in questo campionato. Una squadra che non ha nè testa nè coda, imprigionata in uno schema che è sempre lo stesso: non ci vuole molto a capire come fermarlo, tant'è che altre squadre della media bassa classifica hanno imbrigliato i partenopei allo stesso modo. Benitez non ha mai cambiato una sola volta il suo modo di giocare, che potrà andare bene in Europa, ma in Italia non puoi suonare sempre la stessa musica. 

Questo non vuol dire che l'unico colpevole sia lo spagnolo. Quando una squadra fallisce c'è sempre un concorso di colpa: società, allenatore, giocatori. Benitez ha preso il Napoli al secondo posto con la qualificazione in Champions. Lascia, salvo stravolgimenti dell'ultima ora, con una squadra allo sbando, senza indentità, al quarto o al terzo posto (lo sapremo dopo il derby di Roma), con tutto da rifondare o quasi. 

La sua colpa? Aver accettato il mancato acquisto di calciatori che permettevano il salto di qualità e avallato l'acquisto di giocatori che in serie B avrebbero non pochi problemi. Dopo l'eliminazione ad opera dell'Athletic Bilbao doveva pretendere elementi in grado di supportare il suo modo di giocare sopratutto in difesa ma non li ha avuti. A questo punto, così come successo all'Inter, poteva agire diversamente, dimettendosi o facendo la voce grossa con la società. 

Scelte assurde e cervellotiche del mister spagnolo ci sono state iniziando dal portiere: nessuno obbligava a schierare Rafael e non si doveva arrivare alla gogna mediatica e popolare per capire che il ragazzo era in difficoltà. Così come De Guzman oggetto del mistero, rivelatosi un fiasco, è stato preferito molte volte, a Mertens e Insigne. Marek Hamsik è stato spesso utilizzato come cambio a 30' dalla fine di ogni partita o, addirittura, relegato in panchina per l'intera partita. Possibile mai che lo slovacco, valutato 40 milioni di euro dal Manchester United e Arsenal sia diventato un giocatore inutile? Ed infine, l'involuzione di Callejon appartiene alla categoria dell'assurdo: sempre più lontano dall'essere un killer silenzioso come nella prima parte di stagione, sempre più lontano dalla piazza partenopea soprattutto con la testa e l'animo. 

Ultimo caso dopo la partita di ieri è diventato Gonzalo Higuain: distratto, molle, nervoso piu che mai, ha sbagliato i palloni più semplici, non ha eseguito un solo passaggio o eseguito un tiro degno di questo nome. A parere di tanti il modo di giocare del Napoli non favorisce il modo di giocare dell'argentino. L'impressione è che nessuno segue più Benitez e lo stesso non veda l'ora di andare via. Il problema sarà sempre e solo per i tifosi del Napoli che dovranno ancora portare pazienza e aspettare un fantomatico ciclo vincente del nuovo allenatore scelto dalla società.

Società che per un altro anno ancora dovrà fare i conti e dare conto di uno stadio fatiscente. Benitez o non Benitez, il nuovo allenatore troverà solo macerie per quanto riguarda la squadra. Il numero uno azzurro dovrebbe capire che i successi sono arrivati con un minimo di organizzazione. Se vuole arrivare nella Top Ten delle società più blasonate di Europa le chiacchere non sembrano più bastare. Servono tanti fatti, investimenti e programmazione, oltre ad investire su professionisti che possano legarsi alla piazza ed al Napoli. Il popolo azzurro è stanco, annoiato da minestre riscaldate e riproposte. Stanco di fare sempre la parte dello sparring partner, vuole essere protagonista, vuole vincere. E per vincere le parole non bastano più.