Nascere a Napoli un po' per caso, e tornarci per merito: Maurizio Sarri si prepara alla stagione chiave della propria carriera. Una carriera nata per passione e decollata con impegno e competenza, quando negli anni '90, da dirigente bancario, si è affacciato al mondo del calcio da dilettante, con gli occhi di chi lo sport lo ama. 

Nel '90 Sarri inizia il proprio percorso nello Stia, squadra di seconda categoria della provincia di Arezzo che conduce fino al quarto posto. Dopo altre esperienze in piccole realtà toscane, gli viene offerta la panchina del Sansovino, club di Eccellenza che riesce a condurre in Serie D. A questo punto, nel 2000, Maurizio Sarri decide di dare una svolta alla propria vita: l'impiego di dirigente in banca gli ha sempre permesso di ricevere un buon compenso, ma il suo animo, totalmente devoto al calcio, sente la necessità di chiudere quel capitolo e di compiere un vero e proprio salto nel vuoto. Diventare allenatore professionista, o meglio, "fare di una passione la sua fonte di reddito", come ama dire lo stesso Sarri, che finamente ha la possibilità di compiere il salto di qualità. In poco tempo ottiene la promozione in Serie C2 con il Sansovino e lascia da vincitore per guidare una Sangiovannese che si piazza subito ottava. Il nome di Sarri inizia a circolare con insistenza e nel 2005 il tecnico viene ingaggiato dal Pescara, in Serie B. La piazza è di quelle importanti, come la categoria, ma la situazione è piuttosto complicata: i Delfini, ripescati dalla C1, hanno la necessità di creare un gruppo solido per tentare una salvezza incredibile. Sarri non si scompone, come nel suo stile, valuta gli uomini a disposizione e piazza i bianco-azzurri a metà classifica, con un'impresa da grande allenatore. L'anno successivo c'è il ritorno in Toscana, all'Arezzo orfano dell'esonerato Antonio Conte. Sarri si distingue ancora, togliendosi la soddisfazione di far punti sui campi di Juve e Napoli (unici in Serie B), e di sfiorare la qualificazione alle semifinali di Coppa Italia contro il Milan, riuscendo anche a vincere la gara casalinga per 1-0. Abbandonata la Toscana, una mera apparizione all'Avellino, e un tentativo in C1 con l'Hellas Verona, nobile decaduta del calcio italiano. Poi Perugia, Grosseto, Alessandria in C1, con la sconfitta in semifinale playoff contro la Salernitana, tra mille polemiche arbitrali. Nel 2011 arriva anche il primo esonero per il tecnico di Figline, ma l'anno successivo, la svolta definitiva.

L'Empoli lo chiama al Castellani per guidare la squadra in Serie B. Da quel momento sarà pura simbiosi: Sarri cresce a Empoli, dove cambia lo stile di gioco passando dal suo consueto 4-2-3-1 al un 4-3-1-2 più equilibrato e adatto alle caratteristiche del suo nuovo organico, ma anche l'Empoli cresce grazie a Sarri, conquistando prima la qualificazione ai playoff, poi la promozione diretta alle spalle del Palermo, e infine facendo innamorare gli addetti a lavori con la salvezza tranquilla in Serie A. Ora la chiamata di De Laurentiis per la panchina del Napoli, con il ritorno al suolo natio e per condurre una delle piazze più difficili della Serie A ai risultati in Italia e in Europa.

Ma quali sono i segreti di Maurizio Sarri? Come ha fatto questo dirigente bancario a raggiungere la soddisfazione di una panchina tanto importante partendo dalla seconda categoria? Il primo imprescindibile motore che ha pemesso questa scalata è senza dubbio la passione: con una vita ormai inserita in un'altra dimensione professionale, Sarri ha avuto il coraggio e l'audacia di gettarsi a capofitto nel mare in tempesta delle categorie minori italiane, sempre guidato dall'amore smodato per il pallone, che lo ha condotto verso questo splendido rischio. A strada imboccata, è stato il lavoro ad averlo premiato. Come spiega puntigliosamente nelle 42 pagine della sua tesi di laurea al corso di Coverciano, ciò che costituisce l'ingrediente fondamentale per i risultati è il lavoro settimanale, che viene illustrato giorno per giorno, con meticolosa attenzione, nella tesi. Lavoro tattico a oltranza, studio sistematico degli avversari e dei proprio giocatori, che portano il tecnico a dedicare un giorno a settimana a rivedere la registrazione della gara del week-end per perfezionare ogni piccolo aspetto di gioco. In più, il culto dello schema su palla inattiva: secondo Sarri, gran parte di un match si decide su situazioni come rimesse laterali, calci di punizione e calci d'angolo, e l'allenatore ha il dovere di preparare i giocatori a trarne tutto il possibile. Diversi anni fa il tecnico di Figline si è visto attribuire il soprannome di "Mister 33 schemi", ma oggi commenta divertito che le soluzioni nella sua faretra tattica saranno almeno 40-50. Non a caso durante questa stagione molti punti della formazione Toscana sono arrivati da palla inattiva. Da questa grande attenzione al lavoro svolto in settimana, è facile dedurre come un tecnico con queste caratteristiche abbia bisogno di tempo per creare un meccanismo ben funzionante, e questa è la più grande preoccupazione che suscita l'avvento di Sarri al Napoli: i partenopei hanno bisogno di risultati immediati, perchè la piazza potrebbe spazientirsi di fronte a eventuali punti persi nel costruire il nuovo Napoli. Sarri è un allenatore preparato, la cui intensa gavetta, ai limiti della favola, lo ha portato in alto pur non avendo avuto una carriera da calciatore professionista, e certe qualità possono essere una risorsa considerevole nel prendere la guida di un club che ultimamente ha reso meglio sotto una guida di profilo nazionale piuttosto che internazionale. Serve pazienza e unità di intenti, per continuare a scrivere pagine nella splendida storia di Maurizio Sarri.