Lo spagnolo-napoletano è tornato a casa. Pepe Reina ha abbracciato di nuovo, come ha fatto per tante volte durante la brave parentesi bavarese, Napoli ed il suo Napoli, riprendendolo per mano dopo averlo lasciato prematuramente per dodici mesi. Non era pronta, evidentemente, la squadra partenopea a viaggiare da sola, senza quel leader emotivo e carismatico che ne reggesse pressioni e ansie, paure da risultato e quant'altro, tutte sulle sue fortissime e robuste spalle. Adesso Pepe è tornato e si è ripreso città, tifosi e squadra, pronto a trascinarla verso nuovi obiettivi. 

Il Napoli di Sarri prende vita, corpo, anima e fisionomia. Il regista dall'alto, non il drone, ma l'allenatore, sembra aver già impresso la sua mano sulla squadra partenopea, modellandola a sua immagine e somiglianza: schietta, decisa, umile. Tuttavia, se la mano dell'allenatore si vede in tattica ed allenamenti, quella del portiere spagnolo, anima di un gruppo ritrovatosi, si vede in campo e sul palco di presentazione della squadra in quel di Dimaro. Canta Pepe, trascinandosi con sè l'abulico Albiol, timido ed introverso, costretto dall'istrionico Reina a saltare e cantare "la Bamba". Bentornato, Reina: lo spogliatoio del Napoli si tinge di un sorriso contagioso, quello di un leader tornato a regnare benevolmente sugli azzurri. 

Ad erigere l'ex portiere del Liverpool a leader non è stato Sarri, che ha lasciato carta bianca allo spagnolo prima ancora di conoscerlo consapevole dei suoi precedenti, bensì Xavi Hernandez. Ecco, l'investitura arriva dall'esterno, dall'alto, anzi altissimo: "Reina non è un semplice giocatore, è una squadra" disse il genio del Barcellona in un'intervista nella quale si parlava dello spogliatoio della Spagna. Reina lo ringrazia pubblicamente nella chiacchierata riportata dalla Gazzetta dello Sport: "Lo ringrazio. Ricevere complimenti da chi ha vinto tutto ti riempie d'orgoglio. Mi piace essere leader. Mi viene naturale. Cerco sempre di dare il meglio, come persona nello spogliatoio, poi in campo. E' importante avere uno spogliatoio unito, umile, che lavora, che ha voglia di migliorare e che sappia sudare la maglia". Più chiaro di così. 

Reina torna a Napoli dopo un anno al Bayern, che ricorda così: "A Monaco di Baviera sono stato bene. Però è dura quando non si gioca e star fuori ti permette di apprezzare di più quello che avevi prima. Sono felice che il Napoli mi abbia voluto di nuovo". 

Si passa al nuovo Napoli, a quello che sta nascendo dalle idee di Maurizio Sarri. Dopo le parole del tecnico toscano, ecco quelle del portiere, che non esita a commentare la nascita del loro rapporto in maniera unica a dir poco: "Va per la strada giusta. Dice le cose in faccia, come me. Gli ho detto che potremmo avere dei diverbi, ma preferisco dire sempre ciò che penso ogni giorno. Non mi piace tenermi le cose dentro, accumulare tensione e dinfacciare tutte insieme le cose che non mi sono piaciute. Sono una persona schietta, franca. Voglio sempre la verità, è il mio modo di affrontare la vita e mi sembra che il mister la pensi uguale. Quindi benissimo così"

Reina fu protagonista, in Spagna, di un episodio che fece clamore e non poco. Presente in una Tv iberica, quasi tra le lacrime, annunciò il suo addio alla città partenopea, dimostrando oltre all'aspetto tecnico del rapporto di lavoro, una umanità ed un rapporto che si era creato con la città stessa ed i tifosi. L'ex Bayern torna così sull'argomento: "Una volta che impari a conoscere Napoli, la accetti e la apprezzi per quella che è: fantastica, caotica, anche folle. Può succedere che quella follia un giorno non vada bene per te e la tua famiglia, ma non succede quasi mai perché è quella follia che te la fa amare e ti rende felice". 

Sulla squadra che sta nascendo, Reina analizza così il gruppo ed il valore della rosa, oltre a tornare sull'argomento Higuain, caso spigoloso che tiene sempre banco a Napoli: "Al Napoli è mancata continuità lo scorso anno, la forza di sfruttare il vistoso calo della Roma. Alla fine il Napoli ha sbagliato due partite importanti. Con più fortuna, all'andata col Dnipro, finisce 4-1. Con la Lazio, c'è stata la possibilità di andare in Champions... Gonzalo è un fuoriclasse. Ad un giocatore che fa trenta gol a campionato non si può chiedere di più. I rigori? Ho sempre detto che un rigore calciato bene è impossibile da parare. Dobbiamo capire cosa ha in mente un calciatore e cosa lo induce all'errore".

"Abbiamo una buonissima squadra, con tanti giocatori di livello. Sono ottimista, ma non dobbiamo metterci pressione da soli. Pensiamo a lavorare con pazienza. Non dobbiamo dire dove arriveremo, ai rifosi non possiamo promettere di vincere ma garantire il nostro meglio sempre. Non importa cosa fanno le altre squadre o chi comprano, partiremo tutte alla pari e alla fine tireremo le somme". 

Bentornato, Pepe.