Non sarà certo il primo indizio stagionale a farci emettere la sentenza definitiva che la prova del Napoli in esterna è stata superata, ma quella che ieri sera è scesa in campo alla Pepsi Arena di Varsavia è una squadra finalmente consapevole dei propri mezzi, andata in campo per imporre il proprio credo e che ha fatto, infine, una partita da grande squadra, anche lontano dalle mura del San Paolo. Settimo risultato utile consecutivo, quattro vittorie ed un pareggio nelle ultime cinque, 14 gol fatti, 1 subito: numeri poco banali.

Gli azzurri sono riusciti a mettere in cassaforte anche il secondo successo stagionale in Europa League, e si trovano così al primo posto del girone con il sorprendente Midtjylland. Proprio contro i danesi, all'apparenza fanalino di coda il giorno del sorteggio, il Napoli si giocherà nel doppio confronto ravvicinato alla terza ed alla quarta giornata, non solo per il passaggio del turno, ma anche per il primato nel raggruppamento. Nonostante le prove abbastanza convincenti della matricola della penisola, il Napoli visto in queste due gare, però, sembra fatto di ben altra pasta.

Dopo la cinquina rifilata al Brugge, ci si aspettavano alcune risposte dalla squadra di Sarri, attesa al varco della prova in esterna e, soprattutto, del primo battesimo vero del turnover. Rispetto alla gara contro la Juventus, ed anche in vista della trasferta di Milano, sponda Diavolo, il mister ha cambiato ben sette uomini: Gabriel tra i pali, Maggio e Chiriches in difesa, David Lopez e Valdifiori a centrocampo, Mertens e Gabbiadini avanti. Il risultato è stato più che positivo, con i nuovi che si sono coagulati alla perfezione con il quartetto che, invece, nelle ultime gare era stato presente in pianta stabile nell'undici titolare: Koulibaly, Ghoulam, Allan, Callejon.

La partita del Napoli, dicevamo, è da grande squadra: arriva, si impone in campo senza subire particolarmente le folate polacche, decide a proprio piacimento i ritmi della gara, sblocca il punteggio e chiude con la ciliegina finale. Il delitto degli azzurri assume i tratti di quello perfetto dopo un primo tempo passato quasi in sordina, sornione, con la netta sensazione di controllare gara e, soprattutto, gestire energie mentali in vista della gara di campionato. Già, il Napoli gioca col freno a mano tirato e per quanto le parole della vigilia possano incidere, il Milan è presente nella mente della squadra che scende in campo alla Pepsi Arena: Allan stenta a cambiare passo, Valdifiori si limita a tocchi elementari per gestire il possesso, le punte scambiano tra di loro senza avere però mai la convinzione di poter far male agli avversari, Koulibaly commette il suo errore quotidiano senza conseguenze.

Fatta eccezione per un paio di sortite offensive, del tutto innocue, dei padroni di casa ben controllate da un attento Gabriel, al varo con la maglia del Napoli ed anche in Europa, gli azzurri non subiscono particolarmente le ripartenze del Legia, che con irruenza ed altrettanta fatica, prova a scardinare le resistenze partenopee. Chiriches tiene bene centralmente, mentre Maggio fa altrettanto sulla destra, meno in fase di impostazione della manovra. Il duo nuovo del pacchetto arretrato, insomma, fa dormire sonni tranquilli a Sarri, che però si sgola dalla panchina in cerca di maggiore movimento delle due mezzali che non riescono ad aprire la scatola polacca.

L'intervallo serve all'ex Empoli per aggiustare proprio questo dettaglio, che nella ripresa farà la differenza assieme alle proverbiali verticalizzazioni di un Valdifiori finalmente ispirato. Allan e Lopez decidono di attaccare di più tra le linee avversarie, permettendo a Mertens e Callejon di allargarsi e, all'occorrenza, tagliare alle spalle dei difensori. Il pressing torna ad essere efficace e dall'ennesima palla recuperata nasce il vantaggio: Valdifiori imbecca il taglio dello spagnolo sulla destra, che ad occhi chiusi pennella al centro per Mertens che di testa, non proprio specialità della casa, fa 1-0.

L'unica pecca del Napoli versione europeo è che stenta nel chiudere la gara, sprecando davvero troppo nelle occasioni che gli si presentano per raddoppiare: due sono sui piedi di Allan, che un pò per egoismo, un pò perché la benzina segnava riserva e la lucidità era venuta oramai meno, spreca facendosi ipnotizzare dall'estremo difensore avversario; la terza è sui piedi di Gabbiadini, servito in profondità alle spalle della coppia di centrali: il bergamasco cicca la conclusione, con il portiere del Legia che se la cava.

Serve l'ingresso di Higuain, in coppia con El Kaddouri, a mettere fine alla contesa. Il gol del Pipita è da manuale: controllo sulla sinistra, dribbling in mezzo a quattro avversari, palla incollata al piede, sventola di destro nel sette. Rabbia, presunzione, a tratti onnipotenza: la voglia di tornare ad essere Gonzalo Higuain, quello vero, gliela si legge negli occhi quando entra in campo. La grinta di chi, dopo le tante e troppe delusioni, ha deciso di rimettersi in gioco e dimostrare ancora di essere tra i primi centravanti del globo. Per il momento la missione si sta compiendo.

Sarri ottiene così il primo sorriso esterno della stagione ed alla vigilia dell'importante trasferta di Milano, aspetta di ricevere il secondo indizio che avvicinerebbe, quasi definitivamente, alla prova ultima: il Napoli sta diventando grande.