Obiettivo conseguito, con il massimo dei voti. A testimoniare l'incredibile cavalcata europea del Napoli di Maurizio Sarri, novello delle panchine in Europa, possono bastare i numeri messi assieme dalla truppa partenopea che, in quattro gare, ha archiviato e conquistato l'accesso agli ottavi di finale. 12 punti, 16 gol fatti, 1 soltanto quello subito (in casa del Midtjylland, dopo un fortunoso rimpallo a favore della squadra danese), neanche a dirlo miglior attacco e difesa del torneo. L'Europa League oltre a consegnare un dominio tecnico e mentale degli azzurri, ha segnato la nascita del 'nuovo Napoli' sarriano contro il Brugge, accompagnandolo nella sua crescita attraverso le sfide in quel di Varsavia, Herning ed infine chiuso con la ciliegina sulla torta.

Il Napoli di Sarri approcciava all'Europa League quasi con il timore di chi sentiva sulle spalle la pressione di essere nuovamente protagonista e scendere in campo con i favori del pronostico dopo la semifinale della precedente edizione. Tuttavia erano molte le incognite alla vigilia dell'esordio casalingo contro i belgi del Brugge: l'inesperienza e l'approccio dell'ex Empoli all'Europa, l'uso del turnover e, soprattutto, i primi risultati che non avevano dato i frutti sperati in campionato che minavano certezze e fiducia del gruppo. La versione 2.0 dei partenopei in questo scorcio di stagione ha visto il cambio tattico effettuato da Sarri pagare i primi dividendi proprio contro il Brugge di Preud'homme, asfaltato sotto i colpi di Callejon e Mertens in occasione della prima manita continentale.

Un nuovo inizio varato dall'ingresso in campo del 4-3-3, che aveva garantito per la prima volta l'imbattibilità della retroguardia partenopea dopo gli scivoloni contro Sassuolo, Sampdoria ed Empoli. Dal Brugge a Varsavia, dove gli azzurri erano chiamati a confermare la prima striscia positiva di risultati ed affermarsi anche in trasferta, dove sembrava per il momento regnare la paura di volare (non solo quella dell'allenatore toscano). Higuain e compagni dovevano dimostrare di essere diventati grandi, da un punto di vista squisitamente mentale e di personalità: detto, fatto. Il 2-0 contro il Legia fotografa la crescita della truppa, che gioca una gara attenta prima di piazzare la zampata decisiva nella ripresa, quando i padroni di casa calano di intensità ed il Pipita versione Thoeni delizia i palati di Varsavia e dell'Europa intera chiudendo la gara.

La terza e penultima tappa del viaggio europeo del Napoli prevedeva la sosta ad Herning, Danimarca, dove i temibili danesi di Jess Thorup, sorpresa del girone, si presentavano al match da primi in classifica al pari degli uomini che difendevano il vessillo tricolore. Anche in questo caso, al cospetto di una squadra tecnicamente meno forte dei partenopei (ed i nove gol tra andata e ritorno lo confermeranno), la crescita mentale del Napoli permette a Sarri di controllare la sfuriata nei primi minuti prima di legittimare con Callejon e Gabbiadini (Re di coppa) la vittoria e la qualificazione, con un tris nel primo tempo che fa soltanto spellare le mani ai presenti nel piccolo ma caldissimo catino nordico.

Il viaggio si chiude ieri, al San Paolo, dove il Napoli torna da attore navigato e maturo dopo le erranti campagne nelle terre polacche e danesi. L'affermazione è perentoria per la presunzione con la quale viene ottenuta: Insigne, Gabbiadini e compagni non hanno nemmeno il piacere di inserire le marce alte, aiutati dall'arrendevolezza degli ospiti che si limitano a bearsi dello stadio di Fuorigrotta e, probabilmente, del sole e della vista del lungomare della mattina della gara. Il Midtjylland non scende in campo, lasciando spazio di inventiva a Valdifiori, Hamsik ed Insigne, che collezionano palle gol a raffica ed un primo tempo dominato e chiuso avanti 3-0.

Il Napoli è maturo: quattro partite che hanno accompagnato gli azzurri nella loro crescita fisiologica sotto un nuovo corso e che ha permesso a Sarri di infondere fiducia anche a coloro i quali non sempre venivano utilizzati anche in campionato: Gabbiadini ha confermato le sue doti balistiche in Danimarca, Valdifiori, El Kaddouri e Chiriches hanno preso confidenza con la nuova maglia, con i compagni ed alleviato la pressione dell'arrivo, Mertens ha rafforzato il suo essere gregario di extra-lusso. Una crescita ed un'affermazione fortificata anche dal sedicesimo posto nel ranking uefa, che vede il Napoli alle spalle solo delle migliori squadre del continente e che punta a Zenit, Schalke e Valencia per affacciarsi verso la top-10.