Si, la festa è qui! Il Napoli non si ferma più, nemmeno davanti alle difficoltà che un tempo avrebbero tagliato le gambe ad una squadra fin troppo fragile nella struttura tecnica, ma soprattutto mentale. Stavolta no, qualcosa è cambiato: nell'atteggiamento, nello spogliatoio, negli occhi che hanno le sembianze di quelli famosi della 'tigre' che ogni allenatore chiede alla propria squadra, nella consapevolezza di un'idea di gioco che illumina ed impressiona ogni volta di più. Già, perché se non bastassero le prestazioni percedenti, i partenopei ieri hanno messo in scena, possibilmente, un copione ancor migliore rispetto agli spartiti precedenti: probabilmente, il miglior Napoli della stagione. 

Come si migliora una macchina perfetta? Semplice, forse, per Maurizio Sarri, abituato a tenere tutti sulla corda, a non lasciare, mai, nulla al caso. Lo studio degli avversari avanti a tutto, delle soluzioni alternative e della vastità degli schemi in rapida successione, del lavoro mentale effettuato in ritiro, a Dimaro, su tutti gli elementi della squadra. Eppure le avvisaglie per il crollo c'erano tutte: c'era una vittoria roboante della Juventus a Verona sul Chievo di Maran, irretito da Pogba, da Dybala e da Morata; c'erano le dodici vittorie di fila dell'unica rivale agli azzurri in questo momento a fare da cassa di risonanza, oltre che macigno nella testa, alle quali rispondere; c'era, infine, un dominio di venti minuti perfetti, reso sterile da un pizzico di imprecisione, da una parata clamorosa di Skorupski e, inoltre, da un mancato penalty. 

Insomma, la buca messa appositamente da Allegri a circa trenta metri dalla porta di Reina era stata messa nel migliore dei modi, con il portiere spagnolo beffato dalla deviazione di Callejon appostato in barriera: un tiro, un gol. Il gelo del San Paolo, durato per dovere di cronaca il battito di una ciglia, avrebbe potuto destabilizzare gli azzurri. Già, il condizionale è d'obbligo col Napoli di Sarri. Tre occasioni ed uno svantaggio dopo, il carro armato riprende la sua marcia, con una veemenza ed una intensità che lontanamente potrebbero essere paragonate a quelle del Barcellona di Luis Enrique di ventiquattrore prima. Il Napoli riprende a macinare gioco ad una velocità quadrupla rispetto a quella dei primi venti, impeccabili minuti. Ma come, come si migliora la perfezione?

Insigne pennella prima per la testa di Higuain (non al meglio e si nota), poi rifinisce alle spalle di Skorupski la punizione che manda in delirio il catino di Fuorigrotta: otto minuti, due gol dopo, il Napoli è avanti. La presunzione è quella di una grande squadra, che scende in campo con il giusto misto di cattiveria agonistica e foga che permette ad Allan di rompere qualsivoglia trama tentata dall'Empoli, ad Hamsik di superare ad ogni azione la linea Maginot degli ospiti: già, perché di fronte non c'era una squadra che si limita a difendersi, bensì una compagine che è abituata ad uscire palla al piede, difficile da affrontare e fronteggiare. Invece il Napoli non permette mai ai toscani di Giampaolo di mettere fuori la testa dal guscio: un'apnea costante, dal primo all'ultimo secondo di gioco. La partita perfetta!

La maturità finalmente acquisita conferisce agli azzurri di Campania di rientrare in campo consapevoli della necessità di chiudere ed ipotecare la gara: la sorte, in questo caso, aiuta Callejon e compagni, abbattendosi sullo sfortunato Camporese. Il 3-1 consegna nelle mani di un Jorginho ancora una volta impeccabile i ritmi della gara, gestiti alla perfezione dall'italo-brasiliano. Un solo brivido corre lungo la schiena dei tifosi azzurri, già col pensiero rivolto all'Olimpico ed alla Lazio: Camporese prova a farsi perdonare l'infortunio staccando di testa a centro area, trovando solo il palo di sostegno della porta di Reina. Il finale è la classica apoteosi, con Mertens che entra vispo e pimpante al posto di un clamoroso Lorenzo Insigne: il belga approfitta della stanchezza di Laurini e regala due cioccolatini scartati all'ala spagnola che macina chilometri dalla parte opposta. La doppietta è il giusto premio alla stagione del 'caballero triste'. 

Adesso testa alla Lazio. Senza Hysaj, impeccabile come al solito, attento in fase difensiva e propositiva d'attacco, e soprattutto senza Allan, ritrovatosi ieri dopo un periodo di leggera flessione. Prima i biancocelesti all'Olimpico, poi il Carpi di Castori al San Paolo: sei punti per presentarsi al Grande Ballo del campionato ancora con la testa davanti in classifica. Lo Stadium attende il Napoli, banco di prova ultimo per le velleità di Scudetto. Per ora, però, la festa è qui!