Un incubo, di colpo tremendamente reale. Una voce lontana, quella che nelle ultime settimane di campionato circolava tra gli addetti ai lavori. Poco prima della giornata conclusiva, quella atta a decidere chi fra Parma e Torino avrebbe calcato i futuri campi europei, un sibilo aveva destabilizzato l'ambiente ducale. Niente licenza Uefa per ritardati pagamenti Irpef per alcuni tesserati. Confermato l'errore in fase di saldo (la cifra, irrisoria, si aggira attorno ai 300.000 euro), senza pensare a una possibile futura esclusione. La Serie A nei giorni seguenti incorona il Parma come sesta forza del campionato, mentre il Torino a Firenze piange lacrime amare e vede dagli undici metri la gloria volgersi in dolore. Si festeggia al Tardini, incollati alle radioline, pensando al campo e all'impresa. 

La doccia gelata giunge poco dopo. Non solo la Figc in 1° e 2° grado respinge il ricorso del Parma, ma nella giornata odierna anche l'Alta Corte del Coni respinge le delucidazioni mostrate dalla società gialloblù, pur riconoscendo la buona fede della società di Ghirardi. Resta un filo sottile che lega il Parma alla prossima Europa League. L'appiglio conclusivo è rappresentato dal Tas di Losanna. Poche le reali speranze di invertire la rotta finora mostrata dalla giustizia, ferrea oggi più di altre volte. 

Amare le parole di Ghirardi "Per me il calcio finisce, vadano avanti da soli. Sono amareggiato da questo sistema sportivo e ancora più da questa sentenza. Stavolta l'hanno combinata grossa. Forse sono riusciti a farmi abbandonare il mondo del calcio". Già in passato il Presidente aveva annunciato di voler riflettere sulla possibilità di privarsi della società. L'esclusione dall'Europa potrebbe essere la bordata decisiva. 

Queste le motivazioni della sentenza " visto che i pagamenti effettuati con i cedolini di novembre e dicembre 2013 sono stati obiettivamente configurati come anticipi sui pagamenti di somme contrattualmente dovute, e non come prestiti finanziari, il Parma ha effettuato e documentato detti pagamenti, essa ha accantonato un ammontare corrispondente alla ritenuta fiscale. Ciò ha determinato, in capo alla società, l'obbligo di versare entro trenta giorni dall'accantonamento gli importi trattenuti. Il che, pacificamente, non è avvenuto". La luce, fioca, è in queste parole "forte - e non risolvibile dall'Alta Corte - incongruità ed ingiustizia delle conseguenze applicative del paragrafo 14.7", per cui il Parma non avrebbe avuto modo di venire a conoscenza dei mancati pagamenti prima del 9 maggio, data della prima richiesta respinta . Resta però il rigido diktat della Uefa "tale effetto di concreta ed ingiustificata disparità di trattamento deriva da una disposizione del Manuale Uefa, normativa sovranazionale applicabile come 'legge di gara in tale esclusivo ambito, e che rispetto a tale disposizione non è dato all'Alta Corte il potere di annullamento o di modifica, ed è pure precluso il sindacato di costituzionalità, non rientrando il Manuale tra le disposizioni per cui è ipotizzabile nell'ordinamento italiano tale sindacato".