La data ultima per salvare il Parma si sposta un pò più in là, ma l'orizzonte resta nebuloso. Lucarelli, il Capitano, parla a nome della squadra e sceglie la via dell'attesa. Il denaro non c'è, gli stipendi non arrivano e i conti piangono, ma i giocatori scelgono di non forzare le mano. Manenti, almeno su questo fronte, può respirare, ma l'aria, in terra emiliana, è pesante, non solo per la protesta del tifo gialloblù. 

La giornata di ieri segna un nuovo colpo alle credenziali della nuova cordata giunta a capo della società dopo l'addio di Taci. I debiti sono enormi e i bonofici promessi a più riprese restano un miraggio. Si parla di numeri, conti, carte, ma la realtà è che ad oggi nessun passo avanti concreto si è manifestato, se non l'avvento dell'Ufficiale Giudiziario che in mattinata a Collecchio si è preso cura di furgoni e auto. 

L'ulteriore mazzata in serata, con la Procura che va all'attacco di Manenti, chiedendo il fallimento del Parma per inadempienze economiche. L'udienza è prevista per il 19 marzo, in quella data Manenti, con i suoi collaboratori, dovrà dimostrare la bontà della sua operazione, dovrà soprattutto mettere nero su bianco gli investimenti effettuati, rendere reale la liquidità fin qui raccontata solo a parole. 

"Il denaro c'è e pagheremo", non basta una semplice dichiarazione, rilasciata di corsa, durante una fuga in Slovenia, alla ricerca di insperati sbocchi per calmare le acque. Creditori, soci di minoranza, giocatori, tecnici, Parma, il Parma, è al collasso, siamo al cpaitolo finale di una storia triste, al tramonto di una società all'apparenza simbolo di trasparenza e progetto e ora invischiata in torbide magagne economiche. 

Serve un miracolo, ma non c'è più la voglia di illudersi.