"I soldi arriveranno. Quando? Tra qualche giorno, abbiamo degli sponsor. Abbiamo un piano per salvare la società. Non mi preoccupa nulla ora. Andrò in Procura nei prossimi giorni. Volevo andare oggi ma non è stato possibile".

"Pensate che il vero problema sia Manenti? Perché non avete contestato in questo modo anche chi c'era prima, visto che la mancanza di soldi non è da attribuire alla mia gestione? Io ho lavorato tutta la settimana. Ora sono qui, ho parlato con il sindaco: la riunione non è andata bene. Abbiamo finito di controllare la situazione debitoria: servono tanti soldi. Ma questo lo sapete meglio voi di me".

Due dichiarazioni diametralmente opposte, due prese di posizione differenti, eppure provenienti dallo stesso soggetto, Pietro Manenti. Il nuovo Presidente del Parma conferma l'impressione destata fin dall'insediamento a capo del club. Risiede nel personaggio il perenne oscillare tra il dire e il non dire, affermare e negare poco dopo, senza lasciar nulla di concreto all'interlocutore di turno.

Nel pomeriggio l'atteso incontro col sindaco Pizzarotti, dopo l'ultimatum del primo cittadino giunto in mattinata. Fumata nera come prevedibile - "Manenti non è un interlocutore credibile" - per le strade la protesta della gente. Urla e insulti, a un passo dal vero e proprio scontro. La città è al collasso e si stringe attorno al responsabile del momento, tradita dalle parole vuote di un uomo giunto con ambiziose idee, sfumate al cospetto dei numeri.

Il Parma non scende in campo, almeno fino alla riunione di Lega, lì è da decidere il da farsi, da qui a giugno. Manenti resta solo, nessuno crede più ai fantomatici milioni in arrivo chissà quando.