Una voce fuori dal coro, una nota stonata che giunge ad "arricchire" il vortice mediatico che si è riversato negli ultimi mesi sul Parma calcio.

Mentre il campo è ormai un ricordo, in settimane prive dell'atmosfera domenicale, dei 90 minuti di passione, condite da carte e prese di posizione, in attesa di attestati reali, sono diverse le figure che si stagliano all'orizzonte, salendo, a loro malgrado, sul teatro dei protagonisti. Pizzarotti, il mediatore, Tommasi e l'AIC, al fianco dei giocatori, Manenti, il Presidente senza corona, il burattino che muove fili senza raccontar nulla, poi i tifosi, sedotti e abbandonati, fino a Lega e Federazione, poteri forti senza forza, volutamente.

In tutto questo marasma, un simbolo, capitan Lucarelli. Si carica sulle spalle le problematiche dei compagni e degli addetti ai lavori e si espone in prima persona, raccontando ai microfoni e in salotti televisivi la situazione che a Parma si respira ormai da mesi, dall'autunno del tracollo. Debiti, promesse non mantenute, scadenze non rispettate, via vai in capo al club, nessuna speranza.

Il Parma chiede rispetto e lo fa attraverso la voce del Capitano, pronto ad onorare la maglia fino al termine della stagione, a patto che con la maglia si onori anche la storia del Parma, si onori chi per il Parma lavora in silenzio, dietro le quinte, senza i riflettori puntati ad evidenziarne l'apporto.

Carisma, leadership, non per tutti. Mattia Altobelli, figlio d'arte, anni 31, una carriera iniziata nelle giovanili dell'Inter, percorsa nel calcio nobile ma meno famoso di periferia, chiusa a Montichiari, ormai qualche anno fa, attacca duramente Lucarelli, attraverso il profilo twitter, una denuncia di comodo, questo quanto sostenuto dal ragazzo di Brescia. Da sempre il calcio vive di fallimenti e situazioni poche chiare, investito da personalità dubbie pronte ad arricchirsi senza scrupoli, con maggior facilità laddove le luci della ribalta sono spente o addirittura assenti, in B o in C.

"Caro Alessandro Lucarelli, dov'eri quando in serie C fallivano squadre ogni anno e giocatori che di certo non prendevano cifre come le tue perdevano 6-7 mesi di stipendio? Non ti indignavi ai tempi, vero? Certo, non li perdevi tu, quindi che problema c'era..."

Repentina la risposta di Lucarelli, ancora una volta nel segno del rispetto e dell'educazione. L'impronta data dal capitano è chiara, salvaguardare chi col calcio non traffica milioni, ma ottiene un normale stipendio, fondamentale nella vita quotidiana "La mia battaglia sta nel mettere in discussione il sistema di controllo e tutela che ha fallito in tutte queste circostanze e per garantire lo stipendio a chi ne ha veramente bisogno (dipendenti)".

Questa la chiosa finale "Come hai detto tu non l'ho fatto prima, ma posso farlo adesso. Ho due strade da seguire o penso solamente alla mia situazione e chi se ne frega degli altri, o provo a cambiare le regole cercando di dare la voce a chi come te ha subito negli anni fallimenti e umiliazioni"