Da una difesa colabrodo al muro difensivo meno trafitto d'Italia. Nel 2013 della Roma c'è anche questo: una storia fatta di giovane promesse volate via per lanciare una scommessa ai volti poco noti o ai giocatori d'esperienza.
IL TALENTINO - La piazza romana ricorderà sempre Marcos Aoás Corrêa, in arte Marquinhos. Non per i suoi gol o per le sue sfuriate in spogliatoio, ma perchè, tra tutti i difensori che hanno presenziato il periodo Zeman/Andreazzoli, è stato l'unico a salvarsi da una barca che veniva colpita e affondata troppo spesso. Il piccolo brasialiano era stato prelevato dal Brasile senza una reale certezza delle sue qualità: troppo giovane e troppo inesperto per un calcio come quello italiano. In poco tempo, Marquinhos riuscì a conquistare la maglia da titolare, grazie alle sue prestazioni difensive e alla sua personalità nel contrastare ogni tipo di calciatore. Il suo anno alla Roma valse una finestra importante in Europa: il PSG infatti spese più di 30 milioni per acquistarlo dai giallorossi che, a malincuore, dovettero privarsi di un raro gioiello pescato nell'America del Sud.
A parte questo, però, la difesa della Roma non visse un eclatante prima parte di 2013. Con 56 reti subite, sul patibolo non solo fu messo l'operato di Sabatini, ma anche tutti i giocatori che facevano parte della rosa: da Castan a Burdisso, da Balzaretti a Piris, da Torosidis a Dodò. Ognuno di loro non riusciva a dare la svolta necessaria per chiudere le varie falle che durante le partite venivano fuori. Piris era la fotocopia di Jose Angel ai tempi di Luis Enrique, poca esperienza e molta incertezza; Dodò era un'incognita, alle prese con un infortunio che non gli permetteva di esprimersi al meglio; Castan non si abituava al calcio italiano e non dava certezze; Torosidis, arrivato solo a gennaio, non poteva colmare la lacuna del terzino destro; Burdisso non trovava spazio, accantonato per lasciar spazio a Castan e Marquinhos. Alla fine della stagione, la società giallorossa raccoglieva i cocci di una campagna fallimentare, che non aveva dato i risultati sperati.
TUTTO DA CAPO - Via Marquinhos e Piris. La Roma doveva cambiare qualcosa e anche in fretta. La difesa era il tallone d'Achille dei giallorossi e Sabatini doveva riniziare tutto da capo, se non voleva anche lui essere messo sotto accusa. Così promosse una politica volta all'acquisto di giocatori poco noti, vedi Benatia, e giocatori di grande esperienza, vedi Maicon, rilanciando anche dall'interno le proprio pedine, vedi Balzaretti e Dodò. "Certo, se la Roma per prendere Benatia (reduce da un infortunio) paga tanti soldi e perde Nico Lopez, qualcosa che non va nella Capitale c'è" tuonò Michele Criscitiello su Tuttomercatoweb.com. Ma le aspettative superarono lo scetticismo, anche questa volta. Dopo 17 giornate la Roma ha subito 7 gol, solo con il Milan ha subito due gol in un'unica partita. Benatia è diventato il leader della difesa, riuscendo già a segnare la bellezza di 4 reti. Maicon piano piano torna ai livelli del suo passato interista, Balzaretti sta giocando le carte del suo riscatto. Dodò comunica maggiore personalità e sicurezza nel gioco, mentre Torosidis, anche se impiegato poco, riesce a dare l'impronta giusta alla partita quando serve. Castan infine, il giocatore che sembrava in procinto di lasciare la Capitale, è diventato inamovibile. La seconda parte del 2013 ha quindi visto una Roma cambiare volto, trovare una solidità difensiva e grandi personalità a formarla.