Vincere, per spazzare via in una notte dubbi e polemiche. Vincere, per rinsaldare la panchina e sconfiggere un doppio demone. L'Olimpico da fortezza a tabù nel periodo recente, da spinta emotiva a luogo di eccessiva pressione, poi l'Europa, che respinge la Roma ormai da diversi turni. Dalla scoppola col Bayern, i giallorossi cercano la via. Nella serata funesta delle sette reti incassate qualcosa si è rotto, si è spezzato l'incantesimo del bel gioco e delle grandi certezze.

A Roma, sbarca il Feyenoord, e i primi sussulti del tifo olandese scuotono la capitale. Scontri, botte, feriti, una nottata di paura, ma questa sera tocca al campo e la Roma non può sbagliare. Fondamentale scegliere il miglior undici possibile. Garcia, criticato per l'utilizzo immediato degli africani nel match col Parma, tira dritto e pensa solo alla partita.

4-3-3, il modulo non cambia. Skorupski tra i pali, difesa con a sinistra Cole, a destra Florenzi, perché Maicon è indisponibile, in mezzo Manolas e Yanga-Mbiwa. Il talento di Pjanic accompagna la fisicità di Nainggolan, mentre De Rossi occupa la naturale posizione davanti alla difesa. Verso la panchina Keita. Davanti un rebus. Totti, recuperato, al centro, Gervinho e Ljajic, il più in forma, ai lati. In panchina tante opzioni, da Verde a Doumbia.

Modulo speculare per Rutten. Le note di maggior spessore nel mezzo, con Clasie, nel mirino di diversi top club europei, e Immers, casacca n.10, l'uomo a cui chiedere qualità, inserimenti, geometrie. Sulla destra, al fianco di Kazim Richards, attenzione a Toornstra. Sì, il Feyenoord può far male.

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Johnathan Scaffardi
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