Ilicic, l'urlo di Neto a spegnere il penalty di Ljajic, il pari contestato di Keita, si riparte dai 90 minuti di Firenze, dall'inizio di marca Fiorentina al finale d'orgoglio della Roma. Si riparte da un pari che avvantaggia la Roma, ma non condanna la Fiorentina. A ben vedere sono proprio i gigliati a godere di un piccolo margine di autostima da gestire all'Olimpico. La Roma è a pezzi, nella condizione e nel morale, vede scappare ogni occasione di riscatto e in campionato sente prepotente il vento biancoceleste. Il legame stretto tra Garcia e il gruppo non esiste più, il tecnico è in balia degli eventi, cambia, senza costrutto, la deriva è ormai inevitabile. Qualcosa sul piatto c'è, da difendere il secondo posto, da conquistare l'Europa League. Nessuno a Roma sembra crederci, aldilà delle dichiarazioni di circostanza.

Una scossa, un terremoto emotivo che inverta la rotta, questo serve alla Roma. L'Olimpico è un tabù da sfatare, contro la Samp sprazzi di Roma, poi l'uno-due blucerchiato e sguardi nuovamente persi, nel vuoto. Si resta a casa, cercando di riscoprire il tifo amico, serve il pubblico, eccome. Keita, a gran voce, in conferenza, chide aiuto a chi allo stadio ultimamente accenna dissenso. La Roma si scopre fragile, la Fiorentina è invece simile a se stessa. Bella, divertente, vincente, sconfigge la sorte, si affida a Montella, il rivoluzionario. Turnover, sempre e comunque, senza snaturare il progetto di calcio. Cambiano gli interpreti, non il modo di affrontare l'avversario, è questa la grandezza della Fiorentina.

Anche all'Olimpico, Fiorentina pronta a far la partita, serve un gol, è forse meglio così, la squadra di Montella fatica a difendersi, è nata per giocare la palla, a terra, con rapidità. Il pari dell'andata garantisce spettacolo, scontro a viso aperto, le certezze viola e i dubbi giallorossi, i senatori di Garcia con qualcosa da dimostrare, da De Rossi a Totti, simboli sbiaditi, segnali d'ingombro, fischi e fiaschi, per capitan futuro soprattutto.

Qualche dubbio di formazione per entrambi. Garcia non ha Nainggolan, squalificato, ma recupera Manolas. A centrocampo ballottaggio tra Pjanic e Florenzi. Il primo, sottotono nel recente periodo, garantisce qualità, giocata, la possibilità di risolvere con un colpo la partita, il secondo è dinamismo, corsa, forza. Davanti Totti, ai suoi lati Gervinho e Ljajic, Iturbe destinato alla panchina.

Montella ha due soluzioni, difesa a tre o a quattro, davanti, con Salah, risparmiato con il Milan, Babacar o Ilicic, il primo per avere un punto di riferimento offensivo, il secondo per l'attacco leggero, interscambiabile. Sull'esterno confermato Joaquin, il migliore con il diavolo. Dietro i titolari, Savic, G.Rodriguez e Tomovic, tra i pali Neto.

Queste le possibili forazioni: