Molteplici voci a colorare la disfatta di Coppa. La difesa sbiadita di Garcia non convince in primis i vertici societari, Sabatini e Pallotta alzano la soglia d'attenzione, sul futuro e sull'operato del tecnico. La debacle del Camp Nou assomiglia sinistramente allo schiaffo bavarese, un filo conduttore lega le due prestazioni, l'incapacità di opporre fiera resistenza a squadre sì più forti, ma non a tal punto da relegare la Roma a semplice spettatore non pagante. Preoccupa l'involuzione mentale, l'incapacità di mettere sul piatto un'adeguata personalità. 

La gara interna con l'Atalanta diventa così l'ennesimo crocevia dell'avventura capitolina di Mister Garcia. Un incrocio che può segnare il destino del tecnico. Il pari bagnato di Bologna è un campanello d'allarme da non sottovalutare, anche in A serve una Roma di profilo diverso. 

Il rientro di De Rossi è in questo senso decisivo, perché le difficoltà del settore di difesa trovano fonte iniziale nell'incompleto lavoro della mediana. Keita ha un passo compassato, deve render conto al tempo e agli acciacchi, a Barcellona una performance non sufficiente. La presenza di De Rossi - giocatore in grado di avviare la manovra e di abbassarsi per dar man forte alla coppia di centrali - può in parte risolvere il problema di interdizione e sviluppo del gioco. 

Al fianco del simbolo della romanità, conferme per Pjanic e Nainggolan, con Vainqueur in panchina. Ieri, una buona nuova. Strootman in campo, pallone tra i piedi. L'olandese entra nella fase cruciale, quella che porta al ritorno a pieno regime, con i compagni. 

Rispetto alla partita di Champions, atteggiamento maggiormente improntato all'offesa, con due esterni d'attacco - Iago e Iturbe - e un terzino di spinta come Florenzi. Dzeko è il riferimento centrale, ai box Salah e Gervinho. 

Avvicendamento probabile al centro della difesa. Rudiger di recente appare in regresso, occasione quindi per Castan. 

A Totti servono ancora alcuni giorni.