Al triplice fischio di Rocchi, Mihajlovic scatta, occhi gonfi di rabbia, si getta su Regini, colpevole, qualche secondo prima, di aver commesso un fallo sciocco su Izzo. Questa è l'istantanea che chiude il derby, col serbo furioso tenuto a forza da Eto'o e De Silvestri, Silvestre osserva invece a distanza, sguardo fisso, stupito, aria interrogativa. La partita termina col punteggio di 1-1, gol di Iago e Eder, ma è lo show di Sinisa a catturare l'attenzione, un'esplosione di tensione che rapisce i presenti e diventa manna per giornali e carta stampata. Vola sui social l'urlo di Mihajlovic, si diffonde a macchia d'olio e puntuale, il giorno seguente, arriva la spiegazione del tecnico, "costretto" a raccontare l'accaduto. 

"Chiariamo. Non ho preso per il collo Regini e tantomeno gli ho messo le mani sul volto: l’ho solo preso per la maglia poggiandogli le mani sul petto per urlargli che errori simili non sono accettabili e per di più in un derby. Non è la prima volta che prendiamo gol così… Fosse durata la partita altri tre minuti quella scena non ci sarebbe mai stata, perché avrei avuto il tempo di calmarmi e ne avrei parlato solo negli spogliatoi. Invece dopo quell’azione l’arbitro ha fischiato la fine e mi è venuto spontaneo andare subito da lui. Ma già davanti ai microfoni delle tv a fine partita mi sono scusato per quella sfuriata pubblica e anche negli spogliatoi ho chiesto scusa al ragazzo davanti alla squadra. È tutto finito lì: lui ha capito e non commetterà più un errore simile, vedrete".

"A fine gara sono credo tra i tecnici più pacati e sereni nell’analisi. In campo a volte la pressione sale. Se i giocatori accumulano tensione, un allenatore fa il pieno della sua e di tutta la squadra: è uno stress moltiplicato per 11… Io sono un uomo passionale, in qualche momento l’adrenalina può farti andare un poco oltre, ma una cosa è affrontare un tuo giocatore anche in maniera brusca, un’altra mettergli le mani sul volto o sul collo: io quello non l’ho fatto, sia chiaro".

“Se ho dato un’immagine sbagliata mi dispiace, ma senza ipocrisie. Spesso si dice che i panni sporchi si lavano solo nello spogliatoio, ma io non sono un falso prete: non dico che le cose vanno bene in pubblico e poi faccio sfuriate in private, sono un uomo diretto, onesto, non fingo. Difendo i miei uomini, ma se sbagliano lo dico. E se sbaglio io, so chiedere scusa. Mi verrebbe da dire che il caso è chiuso, ma in realtà non c’è stato nessun caso: lo so io, lo sa Regini, lo sa la Samp. Pensiamo alla prossima partita”.

Il carattere sanguigno, la grinta che dal campo si accomoda in panchina, Mihajlovic, silenzioso, che sbotta, un ritorno al passato, al calcio giocato, ai nervi a fior di pelle. Si scusa Mihajlovic, spegne la polemica, in casa Samp tutto risolto, questione ingigantita dagli addetti ai lavori, un richiamo focoso per dirla col tecnico. La Samp, che si nutre della forza emotiva del tecnico, è ben contenta di subirne le ire, perché è dall'impronta mentale di Sinisa che nasce il successo del gruppo.