Un fiume in piena. Walter Zenga non si scatena solo in panchina, ma anche ai microfoni. Il tecnico della Sampdoria è intervenuto in mattinata ai microfoni di Radio Uno, all'indomani del pareggio interno della sua squadra contro l'Inter: "Abbiamo analizzato la partita - ha detto il tecnico - l'Inter fa possesso palla e ha un centrocampo molto fisico, che fa valere la sua personalità, e noi abbiamo impostato una gara con Correa sulle tracce di Santon ed Eder a mettere in difficoltà Telles. Il nostro maggior rammarico è su quel diagonale di Muriel che è uscito di due centimetri: se avessimo fatto il 2-0, la partita finita lì. Secondo Ferrero è stata una rapina e dovevamo vincere 11-1? Io le parole del presidente le ascolto e non le commento, il mio presidente ha sempre ragione...".

Una sorta di derby del cuore per l'ex portiere, le cui due maglie più importanti e pesanti sono state proprio quelle delle due squadre in campo ieri a Marassi: "Sono interista. Ma la mia seconda squadra è sempre stata la Samp, qui sento qualcosa. Se sogno ancora la panchina dell'Inter? Io considero il mio punto di arrivo la Sampdoria. Mi ha fatto piacere essere stato accostato alla panchina dell'Inter e che i tifosi nerazzurri mi abbiano salutato coi soliti cori ma sono felice della mia esistenza. Il posto di Mancini? Ha ancora due anni di contratto, per allora me ne sarò tornato a Dubai...".

Lui giramondo che ha allenato in mezza Europa: Romania, Turchia, Serbia, USA e soprattutto negli Emirati Arabi Uniti, parla di una sorta di pregiudizio verso di lui: "Nei miei confronti c'è prevenzione. Un paio di giorni fa qualcuno ha scritto che sono abituato ai 40 gradi di Dubai e che i miei allenamenti sono soft. Ma sono tornato in Italia per sfidare me stesso e cercare di capire cosa sono ancora in grado di fare. La più bella Samp è quella che vince. Io voglio vedere i tre punti in classifica, anche se poi le prestazioni portano i punti".

Ora ha però deciso di tornare a casa, nel campionato che lui reputa il più complicato da affrontare: "Il nostro non è il campionato più bello, ma è quello più difficile. La cosa negativa è che ci sono ancora gli stadi del '90. In questo campionato è difficile dire chi vincerà lo scudetto: per ora ho visto Napoli, Roma e Inter, devo dire mi ha impressionato la Roma".

Parla anche del suo modello, dell'allenatore a cui si ispira: "Mourinho è il numero uno degli allenatori in circolazione ed è il mio riferimento. Nel bene e nel male è il migliore, ha una capacità assoluta di gestire le situazioni più complicate, riesce a creare un'empatia pazzesca con i suoi giocatori. Poi basta vedere i trofei che ha vinto. Al Porto ha fatto vincere Champions e Europa League in due anni. All'Inter ha fatto quel che tutti sappiamo. In comunicativa è il numero uno, è il numero uno anche come allenatore, potrebbe fare il professore di università".

E proprio sul modello di Mou Zenga sta provando a imporsi alla Samp, con risultati più che discreti a giudicare dalla classifica: "Tra me e i giocatori si è creato un rapporto di onestà, aperto al 100% in cui ci diciamo tutto e viene condiviso tutto. Un allenatore incide molto se riesce a trovare il cuore di una squadra e io penso di averlo trovato. Abbiamo cambiato tanto, inserito tanti giovani e giocatori come Eder e Soriano sono diventati straimportanti per noi, perché si sono adattati e hanno dato ancora di più per aiutare la squadra a uscire da un momento difficile. Cassano? Ha giocato la sua ultima partita da titolare a gennaio, si è allenato per conto suo ma questo non vuol dire essere in forma per giocare".

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]