Un uomo solo al comando. Nella città dell'eterno dualismo tra Juventus e Torino, all'ombra della Mole sembra essere spuntata la testa di un nuovo idolo locale. Il nome ed il cognome fanno riferimento ad un uomo di profonda esperienza, saggio, a volte filosofo di vita e di campo; un allenatore che forse conosce il calcio come pochi, soprattutto in Italia e che probabilmente, non sarebbe un'eresia paragonare ai grandi santoni molto più pubblicizzati di lui: al secolo, mister Giampiero Ventura.

L'artefice del miracolo (se cosi fosse lecito chiamarlo) Torino è lui. Senza se e senza ma. Certo, Urbano Cairo l'ha scelto e gli ha affidato una squadra che non riusciva a stabilizzarsi nel calcio che contava in Serie A. L'uomo giusto arriva da Bari, anzi da Genova e come tutti i genovesi è riservato, a volte cupo, umorale fino agli eccessi, ma con un cuore ed una grinta fuori dal comune, pronto a dispensare consigli utili per crescere e migliorare. Dopo il miracolo Bari, quello di Ranocchia e Bonucci, il giramondo finisce al Torino, piazza alla quale lo si scoprirà soltanto più tardi sarà legato da un indissolubile animo guerriero. Oggi si può dirlo, il Vecchio Cuore Granata vive nello spirito del suo allenatore.

La squadra in campo non è da meno. Rispecchia al massimo la filosofia di un allenatore che raramente quando ha avuto la possibilità di lavorare ha toppato. Le squadre di Ventura hanno un'anima, in attacco come in difesa. Coriacee, grintose, consapevoli dei propri mezzi e dei limiti. Giocano la palla, sempre, anche quando non sarebbe necessario. Non è una forzatura, ma una visione dell'insieme che si basa soprattutto su una cosa: l'intelligenza. Letture, di movimenti, di avversari, di spazi da attaccare o da chiudere, di scegliere il passaggio giusto al momento giusto: lavoro, lavoro, soltanto lavoro. Ventura è arrivato ad essere il Deus ex Machina di una squadra che oggi, dopo quindici risultati utili consecutivi è, di nuovo, sulla bocca di tutti.

"La sua concezione di allenamento non si ferma solamente al processo globale di sviluppo delle varie capacità per migliorare il rendimento agonistico dei calciatori. Ventura intende l'allenamento, soprattutto, come un processo che tende ad aumentare le conoscenze dei calciatori. Per questo nel suo metodo trovano spazio situazioni che stimolano i calciatori a riflettere, a pensare e quindi far lavorare il cervello prima di agire. Cerca sempre di mettersi nei panni dei calciatori per poterli stimolare e rafforzarne la determinazione, aiutandoli a costruirsi una mentalità (vincente) con una costante applicazione sul lavoro". (Tratto da www.giampieroventura.it)

Eppure non è stato tutto rose e fiori, soprattutto all'inizio di questa stagione. Quando si parla di progetto, all'estero, la prima condizione che viene data alle persone che lavorano, nel calcio ma non solo, è la fiducia nelle capacità della persona alla quale ti affidi. In tal caso va dato merito ad Urbano Cairo di non aver mai tentennato sulle capacità di Ventura.

Il maestro genovese ha costruito dal basso una squadra che nel corso degli anni si è formata, si è costruita su un'ossatura, di gioco e di rosa, ben definita: Glik, Moretti, Darmian, Gazzi, Vives. Giocatori non eccezionali che sono funzionali ad un progetto e soprattutto alla costruzione di una squadra. Attorno ai quali ci sono i vari Cerci ed Immobile che ti fanno fare il salto di qualita, i Quagliarella ed i Martinez che confermano che le scelte in sede di mercato non sono mai frutto del caso, ma della programmazione. Il tempo dato a Ventura ha fatto si che si arrivasse, dopo il derby perso contro la Juventus abbastanza ingiustamente, ad una serie positiva che ad oggi è ancora aperta ed in evoluzione.

"Sono molto soddisfatto perchè adesso la squadra ha la maturità per diventare grande. Fin quando le forze ce l'hanno permesso abbiamo giocato alla grande anche contro il Napoli: ottimo approccio, grande lucidità e per settanta minuti abbiamo fatto molto bene. Siamo sulla strada giusta e, considerando le vicissitudini, faccio i complimenti alla squadra che è scesa in campo con la mentalità giusta fin dal primo istante". Lo stesso istante che permise a Pirlo di scagliare quel destro a fil di sirena, che ha dato il la ad una grande cavalcata granata che dal 1977 non vedeva tale durata. Mentalità, coraggio, organizzazione, equilibrio: sono quattro delle tante parole chiave che il Maestro Ventura ha instaurato nel gruppo di lavoro che oramai lo segue ovunque gli chiede di andare.

A conferma di tale tesi, le parole del presidente Cairo di oggi calzano a pennello con il pensiero appena espresso: "Bilbao e Napoli in una settimana? Beh, fantastico. Il passaggio del turno è stato fantastico, con una gara giocata in maniera strepitosa. Poi ieri sera è stata una partita giocata alla grande contro il Napoli che è una squadra fortissima. Ho visto gioco, possesso palla ed occasioni. Stiamo facendo cose importanti e l'appetito vien mangiando. Dobbiamo continuare a lavorare così. Preferisco non mettere obiettivi pubblici perché oltre alla scaramanzia dobbiamo pensare a giocare gara dopo gara. Stiamo facendo cosi da quando abbiamo perso a Torino e sta andando bene. Sono ben 15 risultati consecutivi, mettiamo attenzione in tutte le partite senza sottovalutare nessuno. Non ci poniamo obiettivi roboanti, ma andiamo avanti passo passo. C'è voluto tempo per trovare automatismi ed alchimie in rosa, ora che ce l'abbiamo siamo molto contenti. Nel 2015 siamo primi in classifica, anche se la Juventus ha una partita in meno, è un motivo d'orgoglio (con il pareggio di Roma la Juve ha raggiunto il Toro n.d.r.)".

Dalla promozione dalla Serie B agli Ottavi di Finale Europa League. Il passo sembra breve, in realtà è lunghissimo e frutto della programmazione e del duro lavoro quotidiano. Chissà che da Bilbao e Napoli non si possa parlare, in un futuro recente o prossimo, di un successo con lo Zenit o di un ritorno del toro nelle zone alte di classifica. La storia d'Italia parla chiaro, il Toro è un pezzo del calcio italiano e le imprese di questi giorni riempiono il cuore ed il petto di tutti gli appassionati di questo sport.