Giovanni Trapattoni è un uomo che ha visto e allenato tantissimi giocatori nelle squadre e nelle Nazionali in cui è stato chiamato per la sua esperienza e le sue conoscenze legate al calcio. In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, il Trap commenta le trattative di mercato che riguardano le grandi squadre del nostro campionato.

Sulla Juventus e le sue mosse: "Da tecnico non programmi sempre il futuro, hai giocatori che invecchiano o rischiano l’assuefazione, contratti onerosi. Un tempo era più difficile fare rivoluzioni, non c’era l’adattabilità tattica del calcio globalizzato. Cambiare per restare competitivi. E poi l’Avvocato mi diceva una cosa…'I giocatori passano, la Juve resta', filosofia che nella famiglia Agnelli s’è tramandata dai nonni ai nipoti. Gotze è l'uomo giusto perché fa tutto, il 10 e l’attaccante esterno abituato a tagliare e andare in gol. Dybala? Gran giocatore, solo non dite che somiglia ad Aguero o Messi. Ognuno è se stesso."

Sul Milan, Berlusconi e i sogni di mercato Ibra e Romagnoli: " Nel Milan ha sempre prevalso la filosofia Berlusconiana dello spettacolo: forse è il momento di cambiare un po’. Certe difese se le può permettere soltanto il Barça: meglio pensare ogni tanto più al risultato, anche giocando meno bene, i successi fanno morale oltre che classifica.Mihajlovic ha carattere, esperienza e personalità e non mi sembra insensibile a questi concetti. Non che Inzaghi non ne avesse, ma ha subito una situazione psicologica particolare. E non è sempre facile allenare i tuoi ex compagni. Ibra? Non temo minestre riscaldate o trentenni: ricordate Boninsegna nella mia Juve? Ibrahimovic è un fuoriclasse con tempi, testa, personalità, un carattere particolare, ma spetta all’allenatore lavorarci come ho fatto io con tanti, tipo Edmundo. Un difensore serve, ma se ti costa mezzo Milan, tipo Romagnoli, allora meglio di no. Meglio un parametro zero o una soluzione interna."

Infine due battute sulla nuova Inter di Mancini: "Bene che Mancini abbia trovato un presidente che vuole spendere, anche se pare gli abbia chiesto risultati immediati. Per Kondogbia il problema è stato anche uscire troppo allo scoperto: alla Juve, ma anche all’Inter di Pellegrini, non facevamo uscire nomi sui giornali, così abbiamo preso Brehme. Altrimenti la pressione del pubblico ti obbliga a spendere."